È stato un «fraintendimento». Il comune di Perugia assicurerà l’accesso ai buoni spesa inviati dal governo centrale a tutti coloro che si trovano in stato di necessità in seguito alla crisi generata dal coronavirus. Scompare il requisito della permanenza in Italia da almeno cinque anni che veniva richiesto agli stranieri nel modulo di domanda predisposto da Palazzo dei Priori, di cui Cronache Umbre aveva dato notizia. «Gli uffici stanno intervenendo per sgomberare il fraintendimento», cioè per eliminare la richiesta dal modulo di domanda “incriminato”. L’ha assicurato il sindaco del capoluogo umbro, Andrea Romizi, intervenendo nella seduta del consiglio comunale di lunedì 6 aprile dedicata proprio all’emergenza da coronavirus.
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In un primo momento era emerso che Perugia e Corciano erano gli unici comuni umbri sopra i 15 mila abitanti ad aver inserito nel modulo di domanda per i buoni spesa la condizione di possedere un «permesso di soggiorno di lunga durata», per l’ottenimento del quale si chiedono appunto agli stranieri almeno cinque anni di residenza in Italia. Cosa che avrebbe automaticamente escluso dai benefici gli stranieri regolarmente residenti da meno di cinque anni in un momento di così grave emergenza. Proteste si erano levate da più parti. L’associazione di studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) aveva invitato i sindaci a ripensare il provvedimento che avrebbe cozzato con il Testo unico sull’immigrazione e anche con le direttive impartite dal governo per la distribuzione degli aiuti. Un appello era stato inviato da una serie di associazioni perugine affinché il sindaco Romizi rivedesse «al più presto la misura».
Corciano aveva immediatamente sgomberato il campo dagli equivoci già nella giornata di domenica 5 aprile. A ventiquattro ore di distanza, lunedì, è arrivata anche la correzione di rotta di Perugia. Non senza increspature, però. Il capogruppo della Lega a Palazzo dei Priori, Lorenzo Mattioni, ha infatti stigmatizzato «il passo indietro del sindaco», e ha tenuto a chiarire che nella decisione dell’apposizione del vincolo dei cinque anni la Lega non c’entrava nulla, perché altrimenti la misura «sarebbe stata anche più restrittiva, non ce ne vergogniamo. Invitiamo anzi il sindaco a non tornare indietro perché non vorremmo che questi buoni vadano a chi campa di espedienti», ha detto Mattioni.
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Ma il chiarimento o passo indietro che dir si voglia del sindaco c’era stato. «È il governo che decide non noi, sono sorpreso per le dichiarazioni di Mattioni che non ha ben compreso la regolamentazione», ha puntualizzato Romizi replicando al capogruppo della Lega, parte fondamentale della sua maggioranza.
Errore o ripensamento, poco importa. Il vincolo dei cinque anni di permanenza in Italia per accedere ai buoni spesa in un momento di crisi così pesante scompare. È una vittoria della civiltà, o forse anche più semplicemente del buonsenso.