Dieci cartelle in cui vengono analizzati dettagliatamente i principali interventi che l’amministrazione comunale di Perugia intende realizzare nella zona intorno alla stazione di Fontivegge e nelle quali si danno suggerimenti affinché Perugia diventi «una città pienamente ciclabile e pedonabile come lo sono ormai i maggiori centri europei». Sono quelle che la sezione perugina della Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) e il circolo di Legambiente di Perugia e della Valle del Tevere hanno inviato al sindaco del capoluogo, Andrea Romizi, e agli assessori competenti per materia.
L’occasione è stata fornita dalla pioggia di finanziamenti del Bando Periferie di cui il Comune potrà disporre per mettere in campo interventi di riqualificazione di un’area strozzata dal traffico veicolare e che con ciclica periodicità sale agli onori delle cronache per episodi di microcriminalità, due fenomeni apparentemente slegati che invece descrivono bene un pezzo di città non vissuto se non nella sua funzione di transito veloce che diventa così bacino naturale di devianza.
I progetti messi in campo dal Comune sono diversi: dalla creazione di una zona a mobilità lenta intorno al Bellocchio dove non sia consentito viaggiare a più di 30 km/h, al ridisegno dell’area intorno alla scuola Pestalozzi, fino a una pista ciclabile che connetterà via Martiri dei Lager, il parco Chico Mendes e la stazione ferroviaria.
«Si tratta di un’occasione unica per ripensare un’area vasta di città che non va sprecata», sottolineano le due associazioni ambientaliste, che per questo hanno predisposto il documento auspicando «che ci possano essere ancora spazi per un confronto costruttivo per migliorare l’efficacia degli interventi previsti».
Legambiente e Fiab giudicano positivamente che si punti a «rifefinire un pezzo di città ponendo al centro la mobilità alternativa, la socialità e la qualità della vita», ma «vista l’importanza strategica e l’entità dell’investimento» hanno ritenuto opportuno intervenire per fare in modo che gli interventi incidano davvero. Se c’è una criticità rilevata infatti, essa è rappresentata dal fatto che il piano complessivo continui a risultare “auto-centrico” e non vi si ravvisi la piena consapevolezza che «la mobilità pedonale e ciclabile – sottolineano le due associazioni – per diventare una valida alternativa alle auto, richiedono un loro sistema infrastrutturale incentivante, sicuro e definito. Necessitano cioè di un ripensamento complessivo che le risorse in campo consentono oggi di realizzare. Occorre partire da un cambio di prospettiva – incalzano Fiab e Legambiente -: i pedoni e i mezzi a mobilità dolce devono diventare il centro della progettazione, non elementi residuali rispetto alle auto».
E sta forse in questo il pregio maggiore dell’intervento. Di ambiente a Perugia come nel resto della regione non si parla mai se non quando il tema diventa un’emergenza. Porre l’accento sulla programmazione degli interventi ambientali e sulla leva che ciò potrebbe rappresentare in tema di qualità della vita è un arricchimento di cui il dibattito pubblico ha assoluto bisogno a queste latitudini. Del resto, riscaldamento del pianeta, riconversione verde e leva ambientale sono acquisizioni ormai fatte proprie dalle maggiori organizzazioni internazionali, Onu e Ue in testa. Così come la visione “di sistema” proposta da Fiab e Legambiente è quella propugnata da esperti e scienziati. Per questo il documento (che chi vuole può leggere qui in versione integrale) è un’occasione unica per discutere il futuro di Perugia, sempre che l’amministrazione comunale se ne accorga.