Incontri, proiezioni di film e un ambizioso progetto di recupero di materiali e memoria portato avanti all’interno di un sito internet dedicato ai luoghi della cultura popolare, tra cui la Casa del Popolo di Moiano. Anche in Umbria, per iniziativa della Fondazione Pietro Conti, il centenario del Partito comunista ha visto diverse iniziative sparse sul territorio. E nel 2022 sono previste la pubblicazione di due volumi e altre attività
La memoria ben coltivata costituisce uno strumento prezioso per vivere il presente e (tentare di) progettare il futuro. È il nocciolo del lavoro svolto nell’arco degli ultimi anni per preparare il centenario del Partito comunista italiano, uno dei motori che hanno spinto le trasformazioni della società pervadendola delle aspirazioni all’uguaglianza, al progresso, alla solidarietà cresciute insieme al movimento operaio fin dai suoi primordi, nella seconda metà dell’Ottocento.
Uno dei meriti riconosciuti al Pci (anche dai più intelligenti tra gli avversari politici) è quello di essere stato promotore di cultura in ogni aspetto, umanistico, tecnico, ideologico, «nel tentativo, per nostra fortuna ampiamente riuscito, di sollevare moralmente e intellettualmente le masse di contadini e braccianti, ma anche le donne e gli operai e tutte le categorie meno abbienti, o meno letterate, che la nuova Costituzione repubblicana eleva di rango e rende pari a tutte le altre», come si legge nel sito che raccoglie un pezzo importante dell’ambizioso progetto di recupero della memoria che è coinciso con l’anniversario. La costruzione del programma è frutto dell’attività certosina di ricercatori e ricercatrici sviluppata negli archivi, nelle biblioteche, nelle sale riunioni delle Case del popolo e dei Circoli culturali tuttora vitali in ogni regione, punti di riferimento per le giovani e le generazioni più antiche. Ed è proprio interpellando le persone di età più avanzata che è stata ricostruita una parte significativa di quella storia: le voci, i volti, i ricordi si sono trasformati in documentari e in volumi a stampa. Un patrimonio di storia orale che, grazie alla competenza e alla passione calate nella ricerca, acquisisce spessore di documento, ovvero base delle future ricerche storiche e sociali.
Il programma per il centenario è stato sviluppato in Umbria per iniziativa della Fondazione Pietro Conti, ed è stato costruito su vari strati. Intanto, con la prevista pubblicazione di tre volumi collettanei (Morlacchi Editore, Perugia); il primo, di circa 400 pagine, relativo alla Provincia di Terni uscirà alla fine di novembre, gli altri due sono programmati per il prossimo anno: uno riguardante tutto il territorio provinciale di Perugia, l’altro sulla città capoluogo di regione; nei sommari molte decine di scritti a firma di militanti, donne e uomini, del Partito comunista italiano in Umbria; testimonianze di dirigenti, attivisti di base, volontari delle Feste de l’Unità. Il titolo dei tre tomi è significativamente “Il mio Pci”. A questo, si sono aggiunte proiezioni di film che includono riferimenti significativi al Pci, il cui rapporto con il cinema è stato un vero e proprio fil rouge della cultura dei comunisti italiani. Si è proceduto anche al riordino, alla catalogazione e all’apertura alla consultazione degli archivi del Pci-Pds-Ds regionali di Perugia e Foligno, reso possibile da un contributo del ministero per i Beni e le attività culturali; in programma anche la sistemazione dei materiali presenti a Terni.
Per il 2022 è prevista la raccolta del materiale diffuso riguardante il Pci in tutta l’Umbria: sezioni, circoli, case del popolo, singoli cittadini: un grande patrimonio di storia e cultura oggi frammentato che rischia di andare danneggiato e disperso. Inoltre sono state organizzate cinque video conferenze sul centenario, in streaming, con Achille Occhetto. Silvano Tagliagambe, Livia Turco, Claudio Carnieri, Renzo Patumi e Serena Rondoni. Anche per il 2022 – centenario della nascita di Enrico Berlinguer – la Fondazione Pietro Conti sta preparando due iniziative di richiamo. Una sulla figura di Pietro Conti, primo presidente della Regione Umbria al quale è intitolata la Fondazione, per dare nuovo impulso al dibattito politico e culturale. Obiettivo: ridefinire una visione (oggi particolarmente confusa) sul futuro delle città e dei territori. L’altra su un protagonista della cultura e della politica come è stato Gino Galli, dirigente comunista, noto come vignettista che firmava GAL; sarà un’occasione per far conoscere la sua produzione anche alle giovani generazioni e per riflettere sulla comunicazione e la satira politica nel tempo attuale.
Ma non c’è la sola vicenda partitica nei programmi del Centenario: è il caso di “INSIEME, i luoghi della cultura popolare”, sito internet cui si è già accennato, curato da Giulia Mitrugno e presentato ufficialmente nel corso del Festival delle Case del popolo e dei Circoli culturali che si è tenuto a Bologna tra l’8 e il 10 ottobre scorsi. In sei capitoli vengono restituite le voci raccolte durante il pellegrinaggio (come lo definisce l’autrice) nei circoli visitati in varie regioni italiane, tra cui l’Umbria con la Casa del popolo di Moiano, nel comprensorio di Città della Pieve, con il titolo “In una Casa cent’anni d’Italia”. La pubblicazione on line scatterà l’8 novembre. Il primo della serie è la storia della “Casetta rossa” bolognese, una struttura creata negli anni ‘50 con il lavoro volontario dei militanti (donne e uomini). I documentari audio verranno pubblicati il giorno 8 di ogni mese fino a marzo: Aquileia (Udine), Cerignola (Foggia), Valenza Po (Alessandria) e Napoli. Ogni puntata, oltre che dalla home del sito, si può ascoltare dai canali dedicati ai podcast – Spotify, Apple e Google – e col passare delle settimane viene arricchita da contenuti extra, (video, foto e bibliografia) sia nel sito che nei canali social.
La cornice della “Casetta Rossa” è servita a inquadrare la storia del Teatro di massa che, alla fine degli anni ’40, coinvolse contadini e mondine, operai, donne e bambini insegnando loro la recitazione. I temi messi in scena cominciarono ad avvicinare le masse al teatro. Una volta conclusa quest’esperienza, a Bologna, un piccolo gruppo di attori, guidato da Luciano Leonesi, fonda il primo teatro popolare di quartiere, il teatro Viaggiante, che nel 1964 avrebbe stabilito la propria base proprio alla “Casetta Rossa” con il coinvolgimento di Loriano Machiavelli. Due apripista, Leonesi e Machiavelli, che si muovevano nel solco tracciato nel 1953, al secondo congresso della Cultura popolare, quando Enrico Molè (parlamentare alla Costituente e senatore del Pci), tra l’altro, ammoniva: «Diffidate di coloro che mostrano rancore per il culturame, come con frase di dispregio collettivo definiscono le attività intellettuali. Perché come l’ignoranza delle masse dissociate e bisognose è lo strumento della servitù collettiva, la cultura delle masse organizzate è lo strumento della libertà collettiva». Parole, oggi, ancora più sante.