La storia dell’avvicendamento di educatori ed educatrici di sostegno nelle scuole ha scosso la quotidianità di soggetti fragili, una ferita che era evitabilissima. Adesso tutto è demandato al Tar. E la politica rimane in silenzio, trincerata dietro la burocrazia e nella speranza di coprirsi con la foglia di fico di una sentenza che non renderà civile l’incivile
C’è una terra di nessuno dove le persone smettono di avere diritti perché le priorità diventano altre. Dove ognuno ha le sue ragioni da far valere, tranne gli ultimi anelli della catena, che diventano materia per tronchesi. È la terra dove s’incontrano la peggiore burocrazia e la politica più miope e vile, e dove la legge viene usata come paravento e i tribunali come supplenti in assenza della ragione.
Questo buco nero che ingoia qualsiasi briciolo di umanità si materializza spesso. Per questo la vicenda di cui trattiamo qui, pur coinvolgendo un territorio e dei soggetti ben determinati, assume le fattezze di una sorta di paradigma. Perché di questa sostanziale disumanità è intrisa la storia disgraziata della sostituzione del gestore che a Perugia gestiva educatori ed educatrici di sostegno per alunni e alunne con disabilità in decine di scuole del Comune. Una vicenda in cui i rappresentanti istituzionali hanno dimostrato una lontananza dai bisogni reali che sarebbe sufficiente a fare da pietra tombale all’amministrazione comunale che se ne è resa protagonista, se l’ingiustizia che brucia sulla pelle delle 384 persone assistite e dei loro genitori venisse minimamente condivisa anche da chi al momento non ne è direttamente toccato.
Le cose che per brevità riepiloghiamo sommariamente le abbiamo raccontate in audio e in maniera scritta: in seguito a una gara d’appalto, nel cuore dell’ennesimo anno scolastico segnato dall’emergenza della pandemia, il Comune di Perugia ha affidato il servizio di gestione degli educatori di sostegno alla cooperativa che ha vinto il bando. Tutto legale. Solo che ne è conseguito un avvicendamento in corsa di figure che affiancavano alunni e alunne con fragilità e di cui in maniera praticamente unanime veniva riconosciuta la capacità. Si trattava di persone di supporto sia alle persone assistite che allo stesso personale docente, tanto che sono stati maestri, maestre, professori e professoresse ad alzare il primo grido d’allarme per quello che dal 10 gennaio – data dell’avvicendamento – sta accadendo in decine di istituti. In seguito, tramortiti dagli eventi, sono intervenuti i genitori delle persone coinvolte.
«Mia figlia sta manifestando comportamenti eccessivi che derivano anche dal dispiacere di non avere più accanto l’operatrice che aveva da due anni». «Mio figlio anche ieri sera ha chiesto quando torna Michele». Dove Michele, nome di fantasia, è l’educatore di riferimento scomparso dall’oggi al domani agli occhi del bambino. «L’educatrice assegnata a Roberta (altro nome di fantasia) non conosceva neanche il nome della sindrome di cui soffre la bambina». Questo è il tenore degli sfoghi che si manifestano in chat e colloqui ed email. Che sono la rappresentazione plastica della profonda inciviltà di un procedimento che avrà pure seguito le norme, ma che ha disumanizzato un servizio basato sul rapporto tra persone nel bel mezzo di un anno scolastico; ma questi sono segnali che i radar della burocrazia peggiore e della politica miope e vile non riescono a captare. È ciò che fa gridare allo scandalo e portare a ritenere che non si può amministrare così una città come Perugia, che è stata capofila del movimento rivoluzionario che portò alla chiusura dei manicomi in Italia. E non finisce qui. Anzi: il bello deve venire.
Per evitare questo autentico delirio, era sufficiente posticipare l’avvicendamento del servizio all’inizio del prossimo anno scolastico, cosa tecnicamente possibilissima. Non è stato fatto, rispettando scadenze evitabili e calpestando umanità per chissà quali cogenze. Ora le imprese che hanno perso la gara hanno presentato ricorso al Tar. Nel frattempo la dirigente comunale responsabile del procedimento ha attivato un indirizzo email per «istituire un canale di comunicazione diretto e riservato alle famiglie» (parole sue). Solo che dopo due settimane non risulta abbia ancora risposto neanche a una delle email che le sono piovute addosso. A lei è stato anche chiesto formalmente se avesse fatto quanto il capitolato della gara d’appalto le imponeva di fare: controllare che i curricula delle persone che hanno sostituito i precedenti educatori aderissero a quanto dichiarato e necessario per svolgere adeguatamente il servizio. E pure in questo caso non c’è stata nessuna risposta. Così come nessuno risponderà in tempi brevi all’interrogazione che l’opposizione di centrosinistra in Consiglio comunale ha presentato nei confronti di sindaco e giunta per chiedere conto di questa vicenda distopica. E così come non si è alzata una voce dai banchi della maggioranza, cosa piuttosto inspiegabile, vista la portata e la gravità della questione.
Succede perché sulla vicenda ora pende il ricorso al Tar. E in attesa che si pronunci la magistratura chiamata in supplenza della ragione, le bocche da cui si attenderebbero risposte rimangono chiuse a doppia mandata, le mani che dovrebbero risolvere ferme. Si riapriranno, le bocche, a cose fatte, dopo aver abdicato e demandato alla magistratura di decidere. Si attende un parere di legittimità. Come se la legittimità, ancorché venisse riconosciuta dal Tar, potesse coprire il vuoto enorme di umanità, civiltà e politica che questa vicenda ha aperto. Non è dietro una sentenza che ci si può riparare in una questione del genere, non è sotto la regolarità degli iter burocratici che si può insabbiare l’enormità che è stata sottratta a centinaia di persone. Il Tar, in un senso o nell’altro che si pronuncerà, non ha il potere di rendere civile l’incivile, umano il disumano.
Vergognosa politica sulla pelle dei più fragili! DISUMANITA’!
Condivido pienamente tutto ciò che ha scritto, è pura verità! Sono una insegnante di scuola elementare e anche a noi è stata sottratta senza avere neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo un’educatrice che ci ha affiancato in tutto e per tutto nei primi 4 anni della scuola Primaria. Ha lavorato con impegno e serietà affiancando non solo il bambino a cui era di supporto ma mostrando grande impegno e professionalità anche nei confronti dell’intero gruppo classe. Chiara B. ha lasciato un grande vuoto, era molto dispiaciuta quando ha avuto la notizia che non sarebbe stata più con noi e questo è un dolore provocato a lei e di riflesso a chi lei ha affiancato e a tutti noi “Gratuito”e non è giusto!!! Certo bisogna avere passione, amore, dedizione per ciò che si decide di fare e questo non tutti lo capiscono!! Peccato! Prendere decisioni non è facile…ma chi li fa deve capire che ha grandi responsabilità!! Noi andremo, purtroppo, avanti lo stesso ma l’umanità nei confronti di tutti è stata calpestata. Angela M.
Ma il nuovo gestore ha anche una nuova graduatoria?
Se gli incarichi erano stati dati a inizio anno, a gennaio possono scadere solo perché è cambiato chi gestisce?
Operatori e operatrici avevano diritto a essere assunti dalla nuova cooperativa. Molti di loro però cumulavano le ore svolte nelle scuole con altri incarichi presso le cooperative di appartenenza, cosa che li ha spinti a non abbandonare i “vecchi” datori poiché avebbero perso ore di lavoro, e quindi di reddito. Questo è stato uno dei fattori di squilibrio che ha portato ai disagi che si stanno verificando.
c’è anche un altro motivo, prevalente o almeno altrettanto importante di quello lavorativo ed economico. Si chiama senso di appartenenza, si chiama storia personale e cooperativa. Invece di diventare dipendenti di un’azienda sconosciuta che ha sede a 500 km e che parla con le lavoratrici tramite un anonimo portale informatico, molte hanno preferito restare nella propria cooperativa, come socie, come persone che si conoscono e che collaborano da decenni, che gestiscono insieme tante iniziative e progetti da oltre 40 anni, da perugine per Perugia.
Basta leggere quello che hanno scritto al sindaco nei giorni prima del riavvio della scuola tre settimane fa e che è stato ripreso dai media locali.
Purtroppo non sono state ancora convocate né ascoltate, nessuno è interessato a loro, malgrado abbiano compiuto una scelta dolorosa ma molto coraggiosa e coerente, che come perugini dovremmo tutti ammirare.
Lo dice bene Fabrizio Marcucci, però, e lo ribadisce Roby in uno di questi commenti: la politica NON ESISTE, il sindaco sembra un FANTASMA.
Tutti si trincerano – politici e dirigenti – dietro la scusa del ricorso al TAR, come se fosse un tribunale a dover convocare genitori, operatori e insegnati per ascoltarli, parlarci, dare una risposta che fosse una.
Chi non sa decidere e non sa assumersi responsabilità può essere una bravissima persona, magari un professionista capacissimo nel suo suo mestiere, ma non può fare il politico né amministrare o dirigere qualcosa.
Se chi deve tutelare non lo fa ci rimettono i più fragili e prevalgono i prepotenti e le ingiustizie. Questo è uno dei quei casi
Maria Silvia, grazie per aver esplicitato il senso umano della scelta di rimanere nelle coop di appartenenza, visto che io per brevità mi ero concentrato su quello economico. Un aspetto che fa comprendere ulteriormente la totale lontananza dalla realtà di chi ha innescatto questa vocenda, che non sono certo operatrici e operatori.
Il comune di Perugia “pecca” in tutti i servizi sociali, nessuno escluso.
Purtroppo il lato economico è prevalente alle esigenze delle famiglie!
Sinceramente sono profondamente deluso da un sistema che “impone” le proprie regole e non da ascolto agli utenti, sia io che altri miei conoscenti abbiamo più volte provato a contattare il Sindaco ma non si è MAI ricevuta alcuna risposta, MAI!
gentile Fabrizio Marcucci,
Lei scrive bene ed è un piacere leggere i suoi articoli, tuttavia su questo tema che torna sui media locali da un paio di mesi ci sono elementi che non quadrano, per lo meno per me che lo conosco soltanto per quello che leggo.
E’ sicuro che ci siano tanti reclami e lamentele sul nuovo servizio?
E’ sicuro che nessuno abbia avuto una risposta dal Comune neanche in privato?
Glielo chiedo perché non si sta parlando della potatura degli alberi al percorso verde, ma di una tematica delicatissima che riguarda centinaia di famiglie e bambini fragili, decine di scuole e centinaia di classi e di insegnanti.
Siccome il sindaco Romizi, il dottor Tuteri, la dottoressa Cicchi e gli altri membri della Giunta sono ritenute persone per bene, mi pare impossibile che non abbiano dato nemmeno una risposta a tanti interlocutori preoccupati e scontenti. Lo stesso discorso vale per tutti i consiglieri comunali perché qui non contano maggioranze o minoranze, qui conta la civiltà e l’umanità.
Infine, io non esperta di appalti però se un gestore commette tanti errori, per di più in così poco tempo, il contratto non viene annullato?
E’ per queste ragioni che non mi pare possibile che ci siano problemi tanto grandi e un’indifferenza altrettanto grande.
Grazie per l’attenzione
Gentile Francesca, le assicuro che di lamentele ce ne sono tante, ufficiose e ufficiali: da parte di decine di genitori e insegnanti. E le assicuro di essere a conoscenza di ulteriori accadimenti nelle scuole che ho omesso di citare negli articoli e nel podcast che ho dedicato a questo tema perché renderebbero direttamente riconoscibili i protagonisti. Un paio di settimane fa la dirigente responsabile del procedimento ha attivato un indirizzo email al quale sono arrivate molte comunicazioni a cui, a quanto mi consta, non è stata data finora alcuna risposta. Alla dirigente è stato chiesto ufficialmente se avesse controllato i curricula dei nuovi operatori, come impone di fare il capitolato della gara d’appalto, ma non risulta che abbia risposto neanche a questo. Tutto ciò che è stato scritto, ribadisco, è suffragato da riscontri e mai smentito. Così come né sindaco, né vicensidaco (con delega all’istruzione), né altri rappresentanti della giunta hanno inteso spendere una parola pubblica sulla questione. È grave, come lei rileva, ed è proprio questo ci sta spingendo a occuparci della vicenda. Perché vede, non è in discussione se quelle citate da lei siano o meno “brave persone”: è in discussione come si siano comportate e si stiano comportrando in questa vicenda incredibile. È in discussione la qualità del loro amministrare, non le loro qualità personali.