Nella miriade di disservizi che affliggono centinaia di persone nella loro scommessa quotidiana sulla puntualità e la funzionalità del Trasporto pubblico locale (Tpl) si rivela la vera qualità del servizio operato da Busitalia in Umbria, segnatamente nel territorio provinciale di Perugia. Questa la testimonianza di una residente in una frazione di Perugia, Ramazzano, di cui Cronache Umbre ha verificato nome, cognome, affidabilità e della quale proprio per questo condivide la denuncia. L’audio si rivela particolarmente utile a capire di che cosa si sta parlando.
Il grande problema è che quello appena riportato fa parte del pulviscolo di episodi che nessuno riesce a mappare. Episodi che, però, finiscono per determinare la reputazione di un’azienda che manifesta a ogni pié sospinto la scarsa considerazione nutrita nei confronti della propria utenza. Le evidenze cominciano dal modo in cui vengono diffuse le informazioni indispensabili per stabilire un buon rapporto con il servizio erogato: non solo le infinite difficoltà di risalire alle informazioni sugli orari senza essere degli smanettoni: è mai possibile che si debba ricorrere a Google per avere i dettagli? Forse Google ha acquisito il diritto di conoscere esattamente gli spostamenti di chi usa il Tpl in Umbria? Qualcuno ha mai cercato un orario di passaggio tra le 72 tabelle degli orari estivi feriali? Cliccare a questo link per credere. Che fine ha fatto il sito internet dell’azienda in cui era possibile costruire un proprio percorso a bordo di un mezzo pubblico inserendo il punto di partenza e quello di arrivo? E che dire delle paline alle fermate da cui sono scomparse le già illeggibili tabelle sostituite da un miserabile e sventolante foglietto plastificato con un Qr code da cliccare per conoscere ore e minuti dei passaggi?
Vogliamo parlare di questioni più rilevanti? In varie città è diventato possibile pagare il titolo di trasporto appoggiando semplicemente telefono o badge del bancomat all’apparecchio di verifica interno: quanto dovremo aspettare per finirla con la caccia al biglietto che, dopo una certa ora, diventa introvabile con le macchine emettitrici non funzionano proprio? Con il risultato di dover pagare 2 euro (all’autista) un biglietto che ne costa 1,50. Altamente significativa, in proposito, la risposta ricevuta da chi scrive dopo aver domandato a un autista se per caso i nuovi bus ibridi che circolano nel capoluogo di regione avessero a bordo i nuovi sistemi di bigliettazione: «Sono nuovi fuori ma vecchi dentro». Qualcuno a Busitalia crede che questo sia un modo per far crescere il volume dell’utenza? Chissà se negli uffici da dove si dirige il gran baraccone qualcuno si è accorto che l’Umbria da anni è una delle tre regioni italiane che più utilizza l’auto per gli spostamenti urbani? E la Regione, che ne pensa? È questo il modo per promuovere la mobilità alternativa e sostenibile che sarebbe alla base della riconversione ecologica che si persegue a livello europeoi?
E non è il caso che ci si venga a farfugliare di costi e di cattive abitudini. Sui costi qualcuno delle alte sfere dia un’occhiata a ciò che avviene in Emilia Romagna: trasporto pubblico regionale gratuito fino ai 18 anni e oltre i 65. In Umbria ragazze e ragazzi pagano 300 euro l’anno per andare e tornare da scuola. I “comuni mortali” che non guidano ne sborsano 400. Sulle abitudini, qualcun altro vada a dare un occhio a Trieste o a Cagliari oppure a Parma o Brescia e si informi su cosa fanno da quelle parti per sollecitare le persone a usare il Trasporto pubblico locale.
Ultimo suggerimento a Busitalia: faccia delle verifiche e scoprirà di avere (insieme a decine di persone che fanno bene il proprio lavoro) del personale bisognoso di un corso di buona educazione, magari dopo aver applicato una seria sanzione alla titolare della voce che ha chiuso il telefono in faccia a chi chiedeva informazioni. Esattamente alla persona che ci ha riferito come funziona il Trasporto pubblico locale tra Umbertide e Perugia.