Silvio Garattini non è solo uno dei più insigni farmacologi al mondo, il formatore di generazioni di scienziati cresciuti alla severa scuola dell’Istituto Mario Negri di Milano che fondò nel 1963: oggi è la voce più autorevole della ricerca in Italia, e soprattutto un uomo che non ci si stanca mai di ascoltare, per la precisione dei concetti, sempre calibrati e asciutti, e la gentilezza d’altri tempi. Autore di centinaia di lavori scientifici in oltre 60 anni di attività. L’Istituto di ricerche farmacologiche da lui diretto, ha prodotto oltre 13 mila pubblicazioni. Negli ultimi anni, tra gli altri riconoscimenti, ha ricevuto il Premio Ippocrate per la Comunicazione Scientifica. Abbiamo avuto la possibilità e l’onore di potergli rivolgere alcune domande.
Alla luce di quello che sta accadendo e dei nuovi provvedimenti che sta prendendo il nuovo governo, come si presenta la situazione della pandemia in questo momento?
«I casi sono in leggera diminuzione. Ciò potrebbe essere dovuto fra l’altro alla temperatura ancora elevata che attenua la scarsa attenzione agli assembramenti. La situazione potrebbe cambiare con il freddo. Lo vedremo in futuro. Purtroppo i morti sono ancora tanti e non si capisce per quale ragione, visto che i ricoveri in terapia intensiva sono relativamente bassi. Ciò è probabilmente dovuto alla estesa vaccinazione che protegge dalla malattia ma relativamente poco dall’infezione».
Cosa consiglia a chi ha fatto le prime tre dosi di vaccino.
«Probabilmente per chi non l’ha fatta è meglio non fare la quarta dose con il vecchio vaccino, ma fare il nuovo vaccino che contiene il 50 per cento del vecchio e il 50 per cento di un nuovo vaccino contro le varianti di Omicron».
Rispetto alle nuove varianti cosa ci può dire?
«È stato rilevato un 7 per cento di una variante detta Cerebus. Non sappiamo quale sia la sua sensibilità al vaccino. Va monitorato con molta attenzione per capire la sua contagiosità e aggressività. È molto importante ricordare che se non vacciniamo tutto il mondo è molto facile che arrivino nuove varianti. Vaccinare tutti non è perciò un atto di beneficenza, ma un intervento di “sano” egoismo».
Questo atteggiamento del nuovo governo come lo ritiene?
«Poiché è difficile fare l’indovino, è sbagliato dare l’impressione che tutto sia finito. Mascherina, regole igieniche e attenzione agli assembramenti sono ancora forme di prevenzione che vanno mantenute. Occorre continuare a usare la massima attenzione nelle rsa, negli ospedali e nei luoghi dove vi sono persone fragili. Nei luoghi di lavoro è importante avere un atteggiamento flessibile in rapporto con il livello di contagiosità».
Mi consenta professore un’ultima domanda: cosa ne pensa del reintegro dei medici no-vax?
«Ritengo che sia sbagliato. Non è il governo che deve agire. Devono essere gli ordini dei medici. Chi è contro i vaccini è contro la deontologia medica».