Quest’anno si sentirà parlare spesso di Pietro di Cristoforo detto “il Perugino” del quale ricorre il cinquecentenario della morte. Una ricorrenza per la quale a Perugia, curata da Marco Pierini e Veruska Picchiarelli, a primavera sarà aperta alla Galleria nazionale dell’Umbria la mostra – “Il meglio maestro d’Italia”. Perugino nel suo tempo – che ripercorrerà la carriera del maestro dall’inizio fino al 1504, comprendendo quindi i suoi capolavori; a Perugia, inoltre, è possibile vedere i suoi affreschi al Collegio del Cambio. Ma per incontrare il Perugino non c’è solo Perugia, gran parte dell’Umbria offre occasioni per andare a cercare lui e i semi che vi ha lasciato.
A Città della Pieve, cittadina che pare una propaggine senese in territorio umbro e gli ha dato i natali, da luglio sino a settembre 2023 per “…al battesimo fu chiamato Pietro”, mostra curata da Vittoria Garibaldi, Francesco Federico Mancini, Antonio Natali e Nicoletta Baldini e per vedere ciò che Pietro di Cristoforo vi ha dipinto cercando di fare bella figura con i suoi paesani. L’Adorazione dei Magi all’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi che sembra una veranda spalancata sulla campagna del Trasimeno da dove le genti si recano a rendere omaggio al Bambino; il Battesimo di Cristo in Cattedrale; la Deposizione a Santa Maria dei Servi, affresco purtroppo privo della parte centrale con il corpo di Cristo del quale è rimasto un frammento del volto che fa percepire la pesantezza del corpo morto, la fatica di chi lo depone e fa pensare a un Perugino meno dolce e più realista, forse alla ricerca di una tensione emotiva più forte cui probabilmente contribuiva l’incrocio delle tre lunghe scale con le assi della croce.
Intorno al Subasio alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, in giro per la città di Francesco sulle tracce di Andrea d’Assisi, considerato dal Vasari il suo miglior allievo, a Spello immaginando un dialogo tra il Perugino e Pintoricchio.
Nelle colline che circondano il lago Trasimeno tante volte ispirazione del Perugino a Panicale, dove accanto accanto a un suo bel Martirio di san Sebastiano c’è un affresco che Elvio Lunghi attribuisce a Raffaello giovane. È suo, non è suo? Non è una domanda da lasciare solo agli esperti, può porsela chiunque abbia negli occhi opere giovanili del grande allievo del Perugino e nell’animo i sentimenti provati nel guardarle, o chi curioso va a cercare immagini del Raffaello giovane confrontandole con quelle di Panicale e, se ha voglia di approfondire, leggendo quello che Lunghi ha scritto.
Ma il Perugino e i suoi lasciti in Umbria non finiscono qui. Chiunque può disegnarsi un proprio itinerario umbro sulle tracce del “meglio maestro d’Italia” e dei suoi tanti seguaci possibilmente avvicinandosi a loro per percorsi secondari tra le colline e gli ulivi dell’Umbria senza aver fretta e senza lo spirito del collezionista di figurine che dice: l’ho visto come se dicesse “ce l’ho, non ce l’ho”. Quindi, senza consumare l’arte e il tempo, due beni da vivere lentamente, respirandoli.