La curiosità mi ha spinto fino alle “scalette della Canapina” di Perugia per vedere la loro nuova sistemazione che, al di là dell’apparenza, mi è sembrata un progetto poco ambizioso. Perché nel rifare una barriera architettonica come delle scalette l’ambizione deve spingere – prima di tutto – a impedirgli di continuare a esserlo consentendo il loro superamento a chi si muove in carrozzina, a un genitore che spinge il passeggino, a un cieco o un ipovedente, agli anziani.
Invece una carrozzina non ci potrà transitare, un cieco o un ipovedente non sentiranno sotto i piedi le strisce zigrinate che gli facilitano l’andare e non c’è nemmeno un passamano cui possano appoggiarsi anziane e anziani.
Tenere conto di questo anche se ad avere tale difficoltà saranno poche persone all’anno è una questione di civiltà, di etica e di bellezza. Non a caso a proposito di questi due ultimi valori Tomaso Montanari in un suo recente scritto invita a ricordare «che la bellezza è una categoria etica almeno quanto è estetica».
Le cose, specialmente se pubbliche, per essere belle devono avere una loro moralità. E in un luogo austero e di basso profilo persino nei nomi popolari – “il Campaccio”, “la Canapina” – che ha, nel quale s’incontrano medioevo e muro etrusco, ci voleva meno retorica ricordando che si dovevano semplicemente rifare le “scalette della Canapina” tenendo conto dei bisogni dei più fragili.
Esaltando, questo sì, il contesto, facendo quindi in modo che chi passa senta il desiderio di alzare lo sguardo in alto verso le pietre etrusche, l’abside di san Benedetto, l’ingegneria novecentesca del contrafforte metallico di Mastrodicasa senza essere distratto da tutto quel marmo bianco in basso.
Semplicità, meno enfasi, sottrazione, meno ego, evocare senza strafare, attenzione ai più deboli sono valori che rendono belle le cose specie quando si trovano in un luogo defilato come il “Campaccio” e “la Canapina”, storicamente ed evocativamente custode di infinite sottili suggestioni.
Finalmente una Capoccia che si eleva o leva fuori dal coro unanime del quanto è bello il lavoro che avete fatto bravi tutti battiamo battiam le mani !!non so quanti sono i sinceri.In un epoca dove L intelligenza è artificiale e l onestà è sempre più intellettuale uno che dica le cose come le vede è difficile da trovare!,,,
Di appunti da fare molti altri riassumendo in una battuta opera mal pensata ma sicuramente ben pesata.
Innanzi tutto quanto e durata quanto è costata?Quando chiesi all inviato cittadino dello scippo della Piaggia Colombata del quale al solito millantava d essere informato molto mi rispose che se volevo sapere c è sempre l accesso agli atti. Comunque al dunque è sempre una sola storia i lavori durano tanto che uno ci fa il callo e poi il cittadini ha la memoria corta e come scriveva il Belli i tempi sono sempre quelli del Io so Io …..e Noi non…