Perché un sindaco non più ricandidabile come Andrea Romizi è così presente nella campagna elettorale per le Comunali di Perugia che si terranno il prossimo 9 giugno? Perché il primo cittadino uscente ci mette la faccia, nel senso più autentico della definizione, disseminando la città di giganteschi manifesti in cui compare la sua immagine sorridente? Perché la prima uscita pubblica del centrodestra è stata la presentazione della lista Romizi-Forza Italia e non quella della candidata sindaca della coalizione, Margherita Scoccia? Perché, insomma, su Perugia aleggia quello che è e sarà un autentico fantasma, poiché col Comune Romizi non avrà più niente a che fare direttamente anche se fa di tutto per apparire come uno degli attori in campo?
Nel protagonismo del sindaco uscente per una competizione che non lo riguarda direttamente c’è inscritto il suo obiettivo personale di proseguire una carriera politica già baciata da una fortuna che lui ha mostrato di sapere cogliere in pieno: diventò sindaco nel 2014 contro i pronostici della sua stessa parte politica che inizialmente gli aveva preferito un altro candidato e seppe farsi rieleggere a furor di popolo senza aver compiuto niente di eclatante, anzi proprio facendo del basso profilo la costituzione materiale che ha ispirato il suo governo della città. Romizi punta probabilmente ad arrivare alle Regionali del prossimo autunno da una posizione di forza, e un successo della sua lista alle Comunali lo aiuterebbe. È inoltre il coordinatore regionale di Forza Italia, il partito che ha di fatto introdotto (e fatto fortune con) la personalizzazione della politica in Italia. Il sindaco uscente però, pur personalizzando molto, ha poco del mordente dello scomparso padre e padrone Silvio Berlusconi. Anzi. Se Berlusconi ha fondato la sua carriera sulla divisività della sua figura che ha polarizzato per trent’anni la vita politica italiana, Romizi deve invece il suo successo alla faccia da bravo ragazzo, al suo avere una parola buona per tutti e allo stare attentissimo a non pronunciarne mai una sopra le righe; sono queste le doti che gli vengono riconosciute più di sovente da chi si schiera con lui. Romizi è poi colui che strappò Perugia ai rossi, e questo – al di là del suo temperamento che cozza con aree della coalizione che ha rappresentato a cui piace andare più per le spicce – ne ingigantisce la figura ben oltre i meriti di due sindacature che non passeranno alla storia per conquiste e innovazioni, né per obiettivi centrati.
Ma c’è un altro motivo per cui la figura di Romizi sta spiccando in questa campagna rischiando addirittura di fare ombra alla stessa Scoccia: in occasione della sua rielezione del 26 maggio 2019 il centrodestra ha raccolto all’interno del comune di Perugia un numero di consensi mai raggiunto, di gran lunga superiore a quello che potremmo definire il bacino naturale storico di quella parte politica. Furono 52 mila i voti per Romizi. Certo, a quelle elezioni si arrivò sull’onda di un’inchiesta sulla sanità che aveva azzoppato un centrosinistra già di suo claudicante e portato poco meno di un paio di mesi prima alle dimissioni della presidente della Regione Catiuscia Marini. Eppure, per capire le proporzioni, alle Regionali di qualche mese dopo, che segnarono l’ingresso storico del centrodestra a Palazzo Donini, la stessa coalizione di centrodestra nel comune di Perugia raccolse 9 mila voti in meno rispetto a quelli di Romizi.
Ma quali sono, al di là delle congiunzioni particolarmente favorevoli per il centrodestra di quel maggio 2019, i rapporti di forza tra centrodestra e centrosinistra nel capoluogo umbro? I numeri dicono che il centrodestra può contare su uno zoccolo duro che si aggira tra i 30 e i 35 mila consensi. È stato così alle Politiche del settembre 2022 – 32.842 voti – che hanno fatto registrare un risultato praticamente sovrapponibile a quello delle Politiche di quattro anni prima (32.537 consensi). E se si va indietro nel tempo, alle Comunali del 2014 che incoronarono per la prima volta proprio Romizi, i voti raccolti dal sindaco al ballottaggio furono 35.469. Insomma, si esclude il 2019, l’anno dell’abbondanza per il centrodestra, i numeri sono praticamente gli stessi da anni.
E il centrosinistra? Qui le cose si fanno più complicate, poiché le coalizioni da quelle parti sono a geometria variabile. Però. Alle Politiche del 2022 le forze che oggi sostengono la candidatura di Vittoria Ferdinandi hanno raccolto complessivamente oltre 45 mila voti. Se si va indietro alle Politiche del 2018 il potenziale di voti della coalizione sale addirittura fino a superare i 57 mila consensi. In quell’occasione andarono a votare 11 mila persone in più, dato che dice molto sull’importanza per il centrosinistra di recuperare l’emorragia dell’astensione. Parlare di potenziale è d’obbligo, comunque. I voti che vengono raccolti da partiti che si presentano divisi non è detto che si sommino nel momento in cui gli stessi partiti si alleano: il rischio di perdere i consensi dei duri e puri all’interno dei vari movimenti è consistente. Rimane il fatto che anche nel momento migliore del centrodestra a Perugia, quel 26 maggio 2019, le forze che oggi sono alleate nel sostenere Ferdinandi, pur incerottate e divise, raccattarono oltre 33 mila consensi, che se si votasse oggi potrebbero realisticamente convergere sulla candidata del centrosinistra. Non è detto invece che Scoccia, pur cavalcando il fantasma di Romizi, riesca nell’exploit del suo predecessore alla sua rielezione; potrebbe più realisticamente riaggiustarsi sui livelli in cui naviga abitualmente la sua coalizione a Perugia. Per questo la partita è del tutto aperta. O almeno i numeri reali, e non quelli dei sondaggi, sembrerebbero dire questo.
Credo che una delle cause dell’astensionismo sia proprio il senso di impotenza generato dalla sfiducia nei confronti di gente che antepone le egocentriche motivazioni della divisione in tante BRICIOLE delle varie linee politiche spesso oscure e confusive alla URGENZA di un fronte compatto e agguerrito da contrapporre a quello molto compatto della destra. Ma no, noi preferiamo i molti “distinguo” per sentirci duri e puri… Ecco perché spero che con Vittoria che su questo sta lavorando fin dal primo momento le cose cambieranno e si riaccenderà un nuovo entusiasmo.
Caro Fabrizio le tue analisi sono sempre molto interessanti, utili e illuminanti… la cosa che colpisce di più è che le tue analisi per essendo fondate su numeri incontrovertibili non spostano di un millimetro le posizioni politiche dei partiti del centro sinistra… vedendo questo inizio di campagna elettorale, mi sembra di capire che il PD continui a pensare che “si vince al centro”, quando tu dimostri in modo inconfutabile che invece, per vincere, andrebbero ripresi i voti di quei tanti elettori di sinistra che disertano le urne… per cui bisognerebbe cambiare i toni e i contenuti della campagna elettorale… invece si preferisce rimanere legati a vecchie logiche di gruppi dirigenti ex DC, che a Perugia non hanno vinto mai…