Soldatini guardiani
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Loro, i custodi del bene

 

Serviva la prima donna presidente del Consiglio per rivitalizzare una dormiente e mai morta caccia alle streghe che rientra a pieno titolo in quell’idea di deterrenza a trecentosessanta gradi architrave, non meramente propagandistico, della destra al governo. Per loro l’autonomia di un corpo, che comprende la libertà di una mente, è altamente pericolosa e secondo il breviario di Stato ogni pericolo va medicato frapponendogli un elemento di minaccia, più o meno esplicito più o meno manifesto, che sia in grado di riportare l’anima persa sulla retta via. Ovviamente la retta via è quella indicata dai custodi del bene impegnati in una titanica lotta contro gli agenti del male che altro non sono che tutti coloro che la pensano diversamente. Le radici sono radici, regola che non esclude nessun essere umano, in politica come nella vita tendono a dimostrare la loro resistenza o la loro autorità non nel protettivo buio del sottoterra, ma nel dipanarsi sotto la luce del cielo aperto. Le radici dei governanti attuali, o meglio della parte maggioritaria, affondano in quella destra cresciuta ad anti/antifascismo che ha sempre rivendicato con orgoglio identitario una patria non corrispondente, tanto per usare l’eufemismo fatto di grazia e perdono, con la repubblica tracciata dai padri costituenti. Di carne al fuoco ne hanno messa tanta (dall’intolleranza verso i migranti ai manganelli sui minorenni dissidenti passando per l’occupazione sistematica di ogni centro di potere e di ogni ganglio vitale) e altrettanta ne continueranno a mettere per predisposizione genetica e deformazione culturale.

Nell’attualità più recente l’indagine, per non dire la messa al bando, lanciata per denunciare e/o prevenire supposte attività non in linea con la morale di governo riguarda le donne. Tutte le donne nel caso dell’imposta presenza delle associazioni pro/vita all’interno dei consultori, e una donna in particolare nel caso di Valentina Mira e del suo libro che ha osato ricostruire la vicenda di Mario Scrocca, suicida alquanto sospetto in carcere, accusato – senza prove e con il solito perché dei modelli Pinelli/Valpreda – delle morti degli esponenti del Fronte della gioventù di Acca Larentia. Da una parte l’imposizione della giusta via, l’indicazione della brama di vita che va a sostituire il desiderio di morte tipico dell’aborto, dall’altra la demonizzazione di un libro che tratta un argomento a loro sacro, da un punto di vista – quello di una donna con la pretesa di restituire al protagonista una sua dignità facendolo uscire dal dimenticatoio in cui è stato confinato – (per loro) inaccettabile. Da una parte la militarizzazione deterrente dei consultori, dall’altra il reticolato spinato che segna il confine dell’ammissibilità nei premi letterari. Ovviamente loro non praticano deterrenza spietata, ma pacifismo regolatore, loro non impediscono, ma rivendicano il diritto di accompagnare la donna nelle storie di vita in un caso di ostruire lo stravolgimento della storia della loro parte nell’altro.

Loro non vogliono mettere mano alla 194 e così facendo limitare l’autonomia di scelta di una donna nel voler/poter divenire madre, loro sono lì ad aiutare la donna in un momento così difficile non limitandosi alla vicinanza di conforto, ma offrendo la mano guida che dischiude la meraviglia della vita bruciando sul nascere il fremere omicida dell’interruzione forzata. Non è bastata la moltiplicazione (in)festante dei medici obiettori, quello che si pretende oggi è imporre al personale con formazione laica e sapere medico dei consultori un affiancamento forzato di un sapere magari medico, ma con ideologia consona che sostituisca il laico con il sacro. Insomma la scala di valori deve essere chiara e mai disattesa, l’autonomia della donna, il suo diritto di poter scegliere del suo corpo, per natura potenziale sorgente di vita, una pericolosa arma che va in ogni modo e a ogni costo depotenziata se non sottratta. Il sapere di non indirizzo informato garantito dalla 194, all’interno dei consultori e non solo, sostituito dal potere di veicolazione indotta dalla sacralità della vita imposta per decreto governativo. Il tutto ammantato dai toni narrativi di chi con responsabile e suadente voce nulla impedisce (il diritto di scelta) e niente smantella (la 194) e tutto permette (la vita al primo posto) e tutto garantisce (la vita al primo posto).

Loro non pretendono di decidere chi possa o meno partecipare a un premio letterario autonomo e tanto meno imporre cosa si possa scrivere e cosa invece debba essere assolutamente vietato, loro rivendicano il diritto di poter criticare, con veemenza costitutiva e binario argomentare, un libro, che tanti detrattori non hanno nemmeno letto se non negli stralci anticipatori usciti su alcuni media, per loro scomodo, semplicemente perché decide di raccontare una storia per tanti di loro sacra, compresa l’attuale presidente ricordata con fiori in mano e contrito partecipare, dal punto di vista di chi quella storia l’ha subita fino alle estreme conseguenze con l’innocenza della vittima sacrificale. Loro non impongono il terrore del potere attraverso il bene e il male, loro egemonizzano la discussione con la paternità esclusiva del bene che altro non è che negazione ontologica del male. La parte giusta della Storia – sembrano voler dire, con strafottente e sarcastica derisione, a Ilaria Salis, impigliata nella “giustizia governativa” di Orban e nel ricordo del loro onore – è la nostra, una storia che in tanti hanno voluto confinare per troppo tempo nelle fogne e che oggi rivendica con patriottico ardore il predominio dello spazio pubblico. Tanto nei consultori con i guardiani della vita, quanto nelle piazze con i custodi dell’ordine costituito, e finanche nelle pagine dei libri con il bollino degli editor della morale consona, la “cultura” che si pretende egemonica, non per alto sapere ma per basso imporre, se la suona e se la canta. Sta a tutti noi, nessuno escluso, rivendicare quello sguardo sul mondo e quella presenza sul pianeta terra antitetici all’assoluto andante con cui pensano di ammaliare e governare, governare e ammaliare. Continuare a osservarli inermi con gli occhi annoiati di una superiorità morale ormai non semplicemente sottratta ma rovesciata è il più grande dei regali che si possa fare agli imbonitori contemporanei dell’ordine e della disciplina ora mascherati ora manifesti.

Immagine da deviantart.com

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