Altro che spiritualità. Assisi è entrata nel mirino della criminalità organizzata il cui fiato maleodorante viene percepito da chi osserva attentamente la patria di san Francesco. Per esempio la sindaca Stefania Proietti che, senza mezze parole, parla di segnali inequivocabili di interesse da parte di «soggetti esterni» soprattutto su bar e ristoranti. Assisi ha registrato 1,5 milioni di presenze turistiche nel 2023 a cui vanno aggiunte almeno il doppio (quindi 3 milioni) di visite giornaliere “mordi e fuggi”; cifre destinate a crescere in vista dell’ottavo Centenario francescano e del Giubileo del 2025. Un contesto che registra un numero crescente di realtà «meritevoli di forte attenzione», soprattutto con le acquisizioni di imprese avvenute in un breve lasso di tempo con gli stessi protagonisti e offerte ben al di sopra della media in questo contesto.
«Sotto i nostri occhi – dice la sindaca Proietti – si manifestano situazioni anomale e dubbie che, come amministrazione comunale, non manchiamo di denunciare alle autorità competenti». Parole pronunciate nel corso della sessione pubblica, tenuta proprio ad Assisi, dell’Osservatorio regionale sulla criminalità organizzata e l’illegalità che in questo modo ha attivato un suo dossier per rispondere al susseguirsi delle segnalazioni provenienti dalla città. «L’Osservatorio – ha sottolineato il presidente Walter Cardinali – conferma la propria volontà di vivere i territori, ascoltando la cittadinanza e rintracciando possibili proposte da tradurre in pratiche concrete, per quello che è la nostra competenza».
La riunione è servita anche ad annunciare l’avvenuto recupero dell’hotel Subasio, tornato nella disponibilità del legittimo proprietario (la casa di riposo “Andrea Rossi”), dopo un iter giudiziario protrattosi per anni in parallelo ad un’interdittiva antimafia. Un vero e proprio esercizio di tenacia per la sindaca Proietti che ha affrontato la questione fin dai primi mesi dell’incarico. La sua è stata una ricostruzione appassionata: «Appena ci siamo insediati nel 2016, abbiamo appreso che il gestore dell’hotel era stato raggiunto da un’interdittiva antimafia pur non essendo il bene confiscato. Abbiamo revocato la licenza e da allora è iniziato un lungo iter giudiziario con protagonista la Casa di riposo “Andrea Rossi”». Con le presidenze di Alessio Angelucci e Giorgio Buini, con il Comune e la prefettura costituiti ‘ad adiuvandum’, questa istituzione benemerita ha sviluppato una decisiva azione giudiziaria davanti al Tribunale civile di Perugia e al Tar di Reggio Calabria. «La struttura, nel frattempo chiusa, rimaneva nella disponibilità del gestore (pur con l’interdittiva confermata), con progressivi segnali di degrado. Nell’estate 2019 decidemmo di emettere ordinanze aventi ad oggetto proprio il degrado del bene, e ottenemmo la restituzione delle chiavi da parte del gestore. La causa è andata avanti per anni ma abbiamo vinto in tutti i gradi di giudizio affrontati sinora».
La soddisfazione di aver bloccato un’operazione del malaffare viene moltiplicata dal fatto che la Casa di riposo è risultata idonea per un bando Pnrr del ministero del Turismo (soggetto attuatore Cassa Depositi e Prestiti) che eroga 16 milioni di euro per riaprire le porte dell’hotel Subasio. La proprietà dell’albergo resta alla Casa di Riposo che avrà in un’unica soluzione il canone di gestione, secondo quanto indicato nel piano partecipante al bando pubblico congegnato in modo da escludere qualsiasi proposta “al massimo ribasso”. «Sono stati sette anni di sofferenze e tribolazioni – ha aggiunto il sindaco – e se ci chiedete se ne è valsa la pena, dico senza esitazione di sì perché abbiamo difeso e salvato dalla mafia, dalla ndrangheta, un bene della città. Per questo dico che gli anticorpi e i mezzi per difendersi dalle infiltrazioni mafiose e criminali ci sono e, seppure sia difficilissimo, si può combatterle».
Esattamente un contesto che richiede nuovi strumenti di analisi e conoscenza che vanno oltre le competenze delle forze di polizia e del sistema giudiziario: un’esperienza meritevole della massima attenzione è il Crime (Centro di ricerca imprese mafie ed economia), nato in seno al Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Padova, la cui attività è stata dettagliatamente illustrata dal suo direttore, Antonio Parbonetti, nel corso dell’incontro di Assisi. L’attività del Crime consiste nel generare un’atmosfera ostile alle infiltrazioni della criminalità organizzata prima che questa consolidi il proprio insediamento territoriale. Tre sono le aree di intervento del Crime, la cui finalità strategica è quella di promuovere forme sostenibili di economia offrendo risposte a problemi reali e complessi: 1) avanzamento della conoscenza sulle infiltrazioni mafiose nell’economia legale, fattore di freno per l’innovazione e incentivo per le disuguaglianze; 2) sviluppo di modelli analitici per la misurazione di fenomeni complessi (ad esempio il fallimento delle aziende) e ad alto impatto sociale; 3) analisi dei fattori istituzionali che favoriscono lo sviluppo imprenditoriale e la crescita delle imprese. Una significativa cassetta degli attrezzi che le amministrazioni potrebbero utilizzare di propria iniziativa per costruire mappe dei movimenti economici in un determinato territorio.
Invitato ad Assisi dall’Osservatorio regionale antimafia, il direttore del Crime ha spiegato come sia possibile studiare i movimenti di soggetti denunciati e condannati per reati di criminalità organizzata che, una volta scontata la pena, tornano in libertà: viene “monitorata” la loro eventuale presenza nelle compagini societarie più permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Da evidenziare che vengono utilizzati dati presenti in rete e, quindi, disponibili per la consultazione. Il gruppo di lavoro guidato da Parbonetti ha individuato parametri molto utili per “profilare” qualsiasi azienda che susciti qualche perplessità o sospetto: liquidità, redditività, fatturazione, investimenti, fiscalità, trattamenti salariali, dislocazione, età e provenienza delle persone titolari. Da qui la possibilità di agire senza attendere il superamento della “linea rossa” costituita dagli interventi dell’autorità giudiziaria la cui azione si può sviluppare solo in fase repressiva. Ciò di cui istituzioni locali e società civile hanno bisogno sono strumenti concreti: il Crime li mette a disposizione. Basta interpellarlo.