C’è qualcosa di terribilmente marcio proprio dei nostri tempi, qualcosa di ben peggiore della menzogna, della maldicenza, dell’inganno e della falsità tout court. Queste elezioni amministrative perugine me lo chiariscono platealmente: l’indecente uso improprio, strumentale, blasfemo e divisivo della religione. Quell’uso strumentale delle coscienze, quell’uso che sterilizza e semplifica all’inverosimile i complessi e profondi temi bioetici, quell’uso surrettizio della fede per cui nascono le guerre. Non esistono guerre di religione, non sono le religioni di per sé a produrre conflitti ma l’uso politico che se ne fa. Un cattolico non può tifare guerra, un cattolico non può dividere perché il messaggio evangelico è ecumenico (universale, esteso a tutti e a tutte). La chiesa (da ecclesia: comunità, assemblea popolare) non può allontanare gli omosessuali, i migranti, i disabili, i peccatori perché gli omosessuali, i migranti, i disabili, i peccatori sono (siamo) la comunità, sono (siamo) il popolo.
Lo spirito del messaggio cristiano è stato incarnato da Carlo Carretto, da Don Andrea Gallo, da Don Milani, da Papa Luciani, da Aldo Moro, da Tina Anselmi, da Don Marco Bisceglia e da tante altre anime belle che meriterebbero di essere ricordate, ma nei mala tempora che corrono accade che i vari Pillon, Adinolfi e Vannacci siano considerati da qualcuno difensori della religione e della famiglia piuttosto che degli uomini ignoranti e frustrati. Beh, allora davvero viviamo in un mondo al contrario. È analfabetismo funzionale, è digiuno dalla riflessione, rinuncia alla tensione etica e al raziocinio, non è fede.
Il mio gruppo scout si chiamava Corciano 1, e da giovane lupetto mi ricordo di aver imparato precetti come «lasciare il mondo migliore per chi viene dopo di noi». Insomma il famoso prossimo tuo. E nessuno mi ha insegnato a odiare, a lavorare per privare il prossimo mio di diritti, di libertà. In sede a Olmo, i più grandi del Reparto o del Clan cantavano i Greenday “American Idiot!” perché chi vuole la guerra per noi è un idiota, era giusto così: il cristianesimo non è ignavo, il cristianesimo parteggia.
Il personalismo cattolico (sorto dalla riflessione vera dei teologi, dei critici, dei letterati, dei filosofi e degli intellettuali) ha proposto con forza il concetto di persona, lo stesso su cui Vittoria Ferdinandi sta costruendo una postura e un’etica politica. Credo che soffermarsi sulla persona nella sua irripetibile unicità e complessità sia in ultima istanza estremamente utile: la moltitudine, il gruppo, la folla subiscono la mannaia della semplificazione, e su questo plurale si abbatte l’odio prodotto dal nostro rancore. Se la categoria generica degli omosessuali diventasse Francesco, il fruttivendolo da cui facciamo spesa, o Clara, la commercialista della dichiarazione dei redditi, beh allora forse farebbero meno strano, non penseremmo di doverci difendere dalle loro rivendicazioni di uguaglianza, e prima di indagare le loro potenziali pretese di genitorialità, prima di urlargli un bambino ha diritto a un padre e una madre, chiederemmo loro come stanno, aggiornamenti sulla loro vita, perché è così che ci comportiamo normalmente.
La semplificazione di temi bioetici di portata universale come l’interruzione di gravidanza, la gestazione per altri (GPA), la genitorialità omosessuale mi allibisce. Sarà che ho voluto studiare Etica all’università di Perugia o perché ho avuto la possibilità di seguire un bellissimo master alla Lumsa (“Libera Università Maria Santissima Assunta”). Indigna e offende l’intelligenza umana questa operazione di distrazione di massa portata avanti non da cattolici, ma da signori che per accaparrarsi voti fanno un uso sistematicamente improprio, offensivo e blasfemo della religione. Per di più questi temi vengono proposti in un’elezione per una Giunta e un Consiglio comunali che non possono legiferare su di essi. Lo si fa al solo scopo di provare a delegittimare (non si capisce poi come) una donna come Vittoria Ferdinandi che compete per diventare sindaca. Come si può cadere in una trappola così banale, così semplice?
Perugia amata, difenditi dal sonno della ragione che genera mostri, difenditi e difendi la sua storia dagli sciacalli che hanno rinunciato a indagare la natura delle proprie emozioni. E sì, signori, perché esiste un angolo tutto personale della mente in cui si nascondono le frustrazioni e nascono, proliferano, le religioni su misura, aggiustate a modo proprio, le religioni ad personam: le religioni da frustrazione.
Problematizzare è da essere umani, semplificare è un istinto animale e Dio – per chi crede – ci ha creati a sua immagine e somiglianza, poi si è fatto uomo, le conseguenze sono facili da trarre. Rendiamo onore a una tale somiglianza. Da omosessuale cattolico di sinistra, avevo sentito l’esigenza di scrivere un articolo che toccasse questi tre aspetti della mia persona, mi sembra giusto riproporlo in questa sede per chi ne avesse il piacere.
Insomma, più ci caccerete fuori dalle vostre chiese fatte di mura, più saremo in mezzo agli uomini e alle donne come canta De Andrè. Lo aveva capito San Francesco che la chiesa non è “dentro di domenica”, ma là “fuori tutti i giorni”. La religione cattolica non è come l’arte decadentista di Oscar Wilde, «bella e perfettamente inutile». A differenza dell’ebraismo e dell’islam noi cattolici crediamo che Dio «sia sceso dalle stelle e ci sia venuto a cercare, si è fatto uomo in mezzo agli uomini», perché il cristianesimo è utile, fa il Bene. Il cristianesimo è radicale, come noi, perché radicale, diceva Angela Davis, altro non è che «andare alla radice delle cose».
Contro l’ipocrisia radicale noi ci mettiamo tutta la radicalità essenziale del messaggio cristiano che da secoli continua a farvi terrore perché, a differenza di Tito il ladrone, non lo avete mai capito, l’amore.
Bellissimo, il problema e’ che queste analisi raffinate non le capiscono o non le vogliono capire. Il tema non è solo locale ma planetario e se a livello locale il tutto si esaurisce con scaramucce, invettive e aggressioni verbali, a livello planetario è causa di guerre, distruzioni, torture… in nome di Dio!
L’uso,assolutamente blasfemo, della religione è l’ultima spiaggia per chi di messaggi reali, concreti e positivi non ne ha. Distruggere o almeno tentare di farlo sarà sempre molto più semplice che costruire, pensando progetti coerenti e sensati, usando i materiali giusti, erigendo costruzioni buone, utili e senza ricadute negative sul mondo circostante.
E allora si rimasticano i soliti stereotipi che si pensa possano fare presa su una platea tanto ignorante quanto aggressiva. Si rinuncia a guardare verso l’alto , verso l”unico messaggio , cristiano innanzitutto, che dovrebbe essere l’obbiettivo di ogni vero cattolico ,l”amore.
I.veri cattolici, certo se davvero cristiani, e questo è tutt’altro che scontato, dovrebbero costruire la loro vita e fare le loro scelte sotto quella unica luce, l”amore.
E l’amore non contempla divisioni, né esclusioni, né bugie e cercare di infangare una persona che l’amore per il prossimo lo ha davvero praticato e concretamente messo in opera è il più grande tradimento, una vera blasfemia, verso la religione cui si pretende di appartenere