Una bussola nel palmo di una mano
Temi

Perché il centrodestra è un problema

 

Nell’arco di una manciata di anni il centrodestra in Umbria è passato dall’aver conquistato i principali comuni e la stessa Regione a essere protagonista di una deriva senza bussola. Nel 2020 la coalizione governava, oltre a Palazzo Donini, in quattro delle prime cinque città: Perugia, Terni, Foligno e Spoleto. Oggi l’unica amministrazione che le resta è quella di Foligno, dove il sindaco uscente è stato rieletto alle amministrative dello scorso giugno perdendo migliaia di consensi rispetto a cinque anni fa e con appena 27 voti di scarto sullo sfidante di centrosinistra. Tutto questo succede peraltro mentre a livello nazionale il centrodestra è saldamente al governo. Ci sarebbe più di un interrogativo da porsi, invece la coalizione continua a prodursi in uscite che non riescono ad andare oltre la propaganda e denotano un approccio frutto di diverse distorsioni.

A Bastia Umbra l’opposizione fino a ieri maggioranza si è distinta per criticare la maglietta dichiaratamente antifascista con cui un consigliere comunale di centrosinistra ha accolto in Comune un gruppo di boyscout. Come se l’antifascismo fosse un reato o anche solo un’inclinazione da biasimare e non un valore di fatto costituzionale. A Perugia la stessa coalizione di centrodestra continua a spiegare la sconfitta in maniera divaricante: da un lato si sostiene che Vittoria Ferdinandi sarebbe il vecchio che ritorna, i riferimenti costanti all’inchiesta sulla sanità e al buco di bilancio lasciato dalle precedenti amministrazioni ne sono una spia. Dall’altro la lettura che si dà è che avrebbe vinto una sinistra radicale e «da centro sociale» che con il vecchio sistema di potere umbro e perugino avrebbe quindi assai poco a che fare. Ma che le due spiegazioni siano in contrasto non conta, così come non conta che l’antifascismo non sia un reato, anzi. E peraltro, c’è una contraddizione interna a questi abbozzi di ragionamenti: che si sia perso contro il vecchio che ritorna o contro quello che viene definito «sinistra radicale» e «antifascismo» non dovrebbe essere di gran sollievo per chi usa quelle definizioni con disprezzo e le addita come mali da cui però, a questo punto, sarebbe afflitta la maggioranza dell’elettorato.

Quello che traspare da tutto questo è una parte politica in confusione che non riesce a spiegarsi cosa le accade intorno e va alla ricerca di alibi che la liberino da assunzioni di responsabilità. Alibi che ci si illude di trovare andando a pescare dall’armamentario rassicurante della propria costituzione materiale: l’antifascismo come male equipollente, se non peggiore, del fascismo; la sovrapposizione di posture politiche di cui non si riescono a scorgere le macroscopiche differenze poiché le si archivia semplicisticamente alla voce sinistra, che di per sé è considerata sinonimo di errore, quando non di crimine.

Ma le spiegazioni semplicistiche e inconsistenti che il centrodestra si dà delle sue sconfitte non sono solo la ricerca di alibi strampalati, bensì denotano anche l’atteggiamento a sua volta semplicistico e ai limiti dell’inconsistenza con il quale la coalizione ha governato in questi anni la Regione e i comuni che era riuscita a strappare dopo decenni agli avversari più per demerito di questi ultimi che per meriti propri. Cosa si ricorderà del decennio di Romizi a Perugia? Seguendo le stesse orme di chi ha sostenuto il sindaco, niente più del risanamento del buco di bilancio, dell’enfasi su Perugia 1416, manifestazione che ha prosciugato i fondi dedicati alla cultura, e di alcuni progetti assai impattanti che suscitano più di un rilievo critico, vedi metrobus. Non sono esattamente le imprese memorabili che ci si sarebbe aspettati da chi strappò Perugia ai rossi. E che cosa resterà agli annali del quinquennio 2018-2023 in cui il centrodestra ha governato Terni? Pressoché nulla, se non il fatto di aver ingaggiato una guerra contro storiche associazioni tentando di sfrattarle dalle sedi nelle quali operavano, in alcuni casi riuscendoci senza riempire con cose nuove quegli spazi. E che cosa rimane della storica conquista di Palazzo Donini da parte del centrodestra? Quasi nulla, se non la battaglia per restringere il diritto all’autodeterminazione delle donne, la vocazione a privatizzare la sanità, salvo poi inciampare nella pandemia da covid che ha rimesso al centro l’imprescindibilità della pubblicità e dell’universalità delle cure, e una costante e improduttiva rincorsa ad accorciare le liste d’attesa, con continui annunci di piani di smaltimento che ricordano i tentativi di smettere di fumare di Zeno nel capolavoro di Italo Svevo.

Il bilancio del centrodestra al potere è fatto anche di altre cose: a Perugia è stata aperta la biblioteca degli Arconi, esempio di recupero e bellezza. E in Regione sono state approvate due leggi importanti sull’amministrazione condivisa, in particolare nel settore dei servizi alla persona, che si collocano nella frontiera più avanzata di quella pratica che va sotto il nome di partecipazione, che potrebbe – o addirittura, forse, dovrebbe – essere una delle chiavi per il futuro dei governi locali. Il fatto è che è lo stesso centrodestra a non valorizzare le poche cose buone fatte, preferendo in genere concentrarsi sulla valorizzazione di misure anacronistiche (vedi inceneritore), reazionarie (vedi la battaglia per il restringimento dell’uso della pillola abortiva), o di grande operismo (vedi il Nodo di Perugia) mentre il mondo va finalmente nella direzione della riduzione del consumo di suolo e di interventi molecolari e puntuali da inserire in una cornice di salvaguardia e valorizzazione ambientale, con tutto ciò che ne consegue in termini di mobilità, urbanistica e nuove edificazioni.

L’impressione è che il centrodestra umbro non riesca a valorizzare neanche le poche cose all’altezza dei tempi che compie perché è intrappolato in una logica vetusta impastata di liturgie irrigidite dal tempo e di livori mai metabolizzati. È questo grumo impenetrabile che rende la coalizione, per come è oggi e per come si è dimostrata alla prova dei governi locali in Umbria, di fatto incapace di una azione amministrativa al passo con le esigenze delle comunità, della imprescindibile riconversione ambientale e di un assetto sociale pervaso da fragilità che quella coalizione non riesce a vedere, impermeabilizzata come è da uno spirito di conservazione che non le consente di misurare il tempo che scorre e cambia le cose.

Tutto questo sarebbe un problema di quella coalizione di cui sarebbe perfino inopportuno scrivere. Se non fosse che questa sorta di messa all’angolo che il centrodestra compie nei confronti di se stesso continuando a confondere propaganda e azione politica e rimanendo aggrappato a schemi divelti dal tempo, non porta nulla di buono al sistema regionale nel suo complesso.

Il vecchio sistema di potere del centrosinistra è crollato, in Regione come nei comuni principali, corroso da un logoramento che l’ha portato a una autoreferenzialità che ne ha minato le stesse ragioni d’essere per le quali era nato. Quella autoreferenzialità è stata il frutto anche della mancanza di una opposizione all’altezza del proprio ruolo. Per decenni il vero interesse per le competizioni elettorali che si tenevano da queste parti è consistito nel conoscere quale sarebbe stato il/la candidato/a del centrosinistra al ruolo di presidente o sindaco/a poiché si sapeva che quello/a sarebbero stati i futuri amministratori. La mancanza di reale competizione ha cioè portato nocumento al sistema nel suo complesso e a un certo punto quel sistema ha collassato e il centrodestra si è ritrovato una vittoria caduta dal cielo che sta dimostrando di non saper gestire. Se questa parte politica continua a mostrarsi sostanzialmente incapace di visione e pratiche adatte ai tempi, il rischio è di ripiombare in uno schema squilibrato il cui esito è una competizione al ribasso simile a quella a cui abbiamo assistito in anni non lontani. Questo è il motivo per cui questo centrodestra senza bussola e per niente competitivo è un problema.

Foto da pixnio.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *