Papa Francesco
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La questione della pedofilia nella chiesa

 

Il 4 ottobre del 2013, papa Bergoglio, in occasione del compleanno del santo di Assisi, fece la sua prima visita nella sua città natale. Erano i primi anni di pontificato e subito capimmo che si trattava di una svolta del nuovo eletto alla cattedra di Pietro. In quella visita molti furono i riferimenti per una Chiesa che metta al primo posto gli ultimi: la scelta di andare per primo a riconoscere Gesù nelle piaghe (come lo stesso Francesco le ha chiamate) degli ospiti del Serafico, è stato un segno tangibile dello spessore cristiano di questo pontefice. Francesco “stracciò” il discorso scritto che aveva preparato e dato in anticipo all’Ufficio stampa per portare parole spontanee di fronte a queste creature di Dio colpite da patologie: «Siamo tra le piaghe di Gesù – disse – che hanno bisogno di essere ascoltate e riconosciute», e qui il santo Padre dette anche una breve lezione di teologia: «Come Gesù fu riconosciuto dai discepoli di Emmaus dalle sue piaghe e da come spezzò il pane». Come a dire che l’umanità (le piaghe) e la divinità (spezzare il pane) sono inseparabili, sono lievito e pasta, sono anima e corpo, non sono due pagine ma una riga e l’altra di una stessa pagina. Cosa vuol dire che Dio si è fatto carne? Vuol dire che Gesù Cristo, ha preso su di sé tutti gli affamati, gli assetati, i profughi, cioè tutte le piaghe facendole sue e queste ultime non sono a margine al discorso sull’incarnazione, ma sono la carne della parola di Dio e non si può dividere la carne dalle ossa se non facendo una lacerazione.

Francesco di Assisi che più di ogni altro santo ha compreso pienamente questo messaggio, ha avuto nel primo papa che ha scelto di portare il suo nome, un seguace del tutto eccezionale. Papa Francesco ha abbracciato uno per uno i testimoni della grande sofferenza e, dunque, della totale fiducia nell’altro a cui si affidano giorno e notte. Accanto a loro c’erano i genitori e gli operatori e le operatrici sanitarie. Le ragazze e i ragazzi del Serafico hanno toccato Francesco, l’hanno guardato, ascoltato: uno di loro ha impugnato la sua croce con forza quasi a volersi sollevare dalla carrozzina che da sempre lo trattiene. Chissà, forse ha creduto che con l’aiuto del Papa avrebbe potuto farcela. Questo è solo un esempio per dimostrare la svolta che questo Papa sta dando alla Chiesa.

In questi ultimi giorni il pontefice si è recato in Belgio e ha affrontato apertamente uno dei problemi più gravi che affliggono la Chiesa: la pedofilia. In un discorso vibrante, ha descritto gli abusi sessuali sui minori come una «vergogna» di cui la Chiesa deve assumersi la piena responsabilità. Paragonando i pedofili a Erode, ha esortato la Chiesa a chiedere perdono e a impegnarsi fermamente per risolvere questo dramma affinché non si ripeta. Il re Filippo, presente con la regina Matilde, ha lodato l’intransigenza del Papa nella denuncia di queste atrocità ribadendo la necessità di continuare senza sosta gli sforzi di prevenzione e riparazione. Durante la visita Francesco ha effettuato anche un incontro non ufficiale con alcune vittime di abusi e ha voluto sottolineare come la Chiesa stia lavorando in tutto il mondo per prevenire simili tragedie, ascoltando e accompagnando le vittime. Questa piaga, purtroppo, rappresenta una dolorosa contro-testimonianza che ha segnato la credibilità della Chiesa. Tuttavia, il papa ha espresso l’impegno della Chiesa nel proseguire sulla strada della riforma, con un programma capillare di prevenzione che coinvolga tutte le diocesi a livello globale, rafforzando il dialogo e la trasparenza.

Sicuramente la scelta di Bergoglio è importante ma secondo noi non sufficiente per estirpare questa piaga. È necessaria una “grande” riforma della Chiesa, e dall’episcopato del nord Europa arrivano molte proposte che andrebbero seriamente prese in considerazione. Per esempio: il sacerdozio alle donne e la revisione dell’obbligo di celibato per i sacerdoti. Già il cardinale Martini ne parlava nell’interessante intervista che fece con Ignazio Marino nel 2012. Di fronte ad una domanda di Marino sul sacerdozio femminile, appunto, Martini rispose: «Voglio dire che con ingenuità ho pensato che nel momento in cui negli anni settanta, Giovanni Paolo I, che rimase pontefice soltanto per poco più di un mese, affermò che Dio è padre ma anche madre, si fosse vicini al dare la possibilità di accedere al sacerdozio anche ad una persona di sesso femminile». Poi Martini dovette ammettere che, nonostante gli anni passati da quel momento, la chiesa fosse ancora lontana da un approdo del genere. Però citò nell’intervista la lettera di san Paolo ai romani dove si fa riferimento ad una donna che si chiama Febe, e nel parlare di questa donna Paolo afferma che devono esserle date le stesse prerogative di altre persone di sesso maschile.

Per quanto riguarda invece il celibato dei prete nella Chiesa, è aperta da anni una discussione che porterà speriamo i suoi frutti. Il celibato per i sacerdoti non è menzionato nella Bibbia, è una legge della Chiesa e come tale può essere cambiata. Non è un dogma. Queste sono le vere riforme che potrebbero ridurre il fenomeno della pedofilia.

Foto tratta dal profilo Flick di Finizio

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