In piazza IV Novembre, a Perugia, c’è un momento nel quale scatta un fenomeno di causa effetto per cui nella piazza arrivano una volta i ducatisti, un’altra i vespisti, poi i lambrettisti, le auto d’epoca cui seguono bambini e bambine della pallavolo, pallacanestro, tennis e chi più ne ha più ne metta con il loro corollario di motori che rombano, palloni colorati etc con la conseguenza che qualche cittadino scatta una foto cui segue l’indignazione per com’è mortificata una delle piazze più belle di’Italia.
Mi sono spesso chiesto perché questo accada e la risposta che ho trovato è che se non si va lì a mostrare chi si è e cosa si fa è come se non ti vedano e non sei. Perché a Perugia il pezzo di piazza rimasto a svolgere la sua funzione di luogo pubblico è quel lembo di piazza compreso tra le scalette del Duomo e quelle della “Vaccara” che portano alla sala dei Notari, solo quella perché il resto è riservata al transito automobilistico (sic!), ai tavolini di bar e un ristorante, alla sosta selvaggia davanti alla bellissima Loggia di san Severo.
Solo lì e nella sua estensione di via Maestà delle Volte si percepisce di respirare l’aria di tutte e tutti come ha scritto in alcuni versi Patrizia Cavalli rivendicando il ruolo delle piazze: «L’aria è di tutti, non è di tutti l’aria? /Così è una piazza, spazio di città. / Pubblico spazio ossia pubblica aria / che se è di tutti non può essere occupata /perché diventerebbe aria privata».
Perché le piazze devono essere come un polmone che si riempe e svuota e la loro aria sono cittadine e cittadini liberi di frequentarle. Lo scrisse anche in un post una ragazza quando volevano privatizzare la Loggia di Braccio, il luogo più denso di storia e significato di tutta piazza IV Novembre, rivendicando il suo diritto a vivere le scalette del Duomo come aveva sempre fatto mentre “Umbria grida Terra” invitava i cittadini a presentarsi davanti alla Loggia con una poesia, una canzone, un commento portando in piazza IV Novembre, così scrissero, «i loro piccoli incanti». La ragazza delle scalette era l’attuale sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi e anche i “piccoli incanti” ricordano il suo stile comunicativo ereditato dalla madre Paola.
Il problema dell’utilizzo della piazza non si può risolverere decidendo chi è bravo e degno di utilizzarla e chi no. Non ha senso impelagarsi in uno snervante, per dirlo in perugino, “Ta te sì, ta te no”, tu sei degno di andarci e tu no; è necessario ripensare la piazza e ciò che ha intorno partendo da una verità: la Città storica di Perugia al di là delle delibere non ha più un’area pedonale ma solo brandelli di essa.
Quindi va ripensato quello che l’architetto Monella chiama «sistema di tre piazze» (Piccinino, Danti, IV Novembre) e quello che a Perugia viene chiamato “il centro”. Di fatto un sistema più ampio di piazze con piazza Piccinino occupata dalla sosta a pagamento; piazza Danti un vergognoso disastro, piazza Matteotti ridotta a uno slargo con sosta selvaggia davanti alla chiesa del Gesù, autorizzata davanti al Tribunale, tavolini dei locali; via Mazzini, corso Vannucci, piazza della Repubblica per due terzi privatizzate alle attività commerciali con il corso che la mattina fino alle 11,30 e oltre sembra un “autodromo” (citazione di un abitante di Porta Sole); piazza Italia che da bel giardino circondato da importanti istituzioni nazionali e regionali è diventata un’assillante rotatoria; i portici della Prefettura e i “giardinetti”.
Si tratta di un’unica area ostaggio della sosta selvaggia, della maleducazione di chi si è arrogato da anni il diritto di fare ciò che vuole, della invadente privatizzazione. Situazioni che insieme creano barriere rendendo difficile vivere il centro e che andrebbero rimosse creando un’area senza soluzioni di continuità. Un’effettiva area pedonale capace di consentire alle attività commerciali di svolgere il loro lavoro, ai giovani e alle giovani di Perugia di sfidare l’inverno arrivando coraggiosamente alla balaustra dei “Giardinetti” come faceva Sandro Penna, agli anziani di passeggiare e leggere il giornale nelle panchine di piazza Italia, ai giovani innamorati di flirtare ai “giardinetti”,ai turisti di godere liberamente di Perugia.
Insomma bisogna riconsentire a questo sistema di piazze ora soffocato di respirare consentendo a cittadine e cittadini di viverlo in libertà nel rispetto degli altri. Intendendo per cittadini e cittadine non solo chi ce l’ha riportato nella carta d’identità ma anche gli studenti fuori sede che hanno scelto Perugia per studiare e i turisti che a tutti gli effetti sono, come li definisce Italo Marinelli, cittadini temporanei. Solo così Perugia potrà avere un’area pedonale degna di questo nome e ciò si potrà fare solo all’inizio di una legislatura per consentire a chi vive nel e di “centro” di apprezzarne i vantaggi come successe a Napoli quando il sindaco Bassolino liberò dalle auto piazza Plebiscito, una scelta che ora in quella città nessuno rinnega.