C’è una vicenda che potrebbe – il condizionale è d’obbligo – diventare scivolosa nel corso della campagna elettorale per le Regionali che si terranno il 17 e 18 novembre prossimi. È quella originata dalla decapitazione di Sogeco, società nata nel 2019 dalla fusione di Sogepu (che era a capitale interamente pubblico) ed Ecocave (della galassia Gest-Gesenu). Lo scorso 1 ottobre infatti, sono finiti agli arresti domiciliari Cristian Goracci, direttore generale di Sogeco, ed Antonio Granieri, amministratore di Ece, società attiva nel settore dei rifiuti. Per entrambi la misura della limitazione della libertà è stata revocata – per Granieri il 18 ottobre, per Goracci il 24 – ma l’accusa di corruzione nei confronti dei due rimane.
Secondo quanto ricostruito dal procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, Goracci avrebbe ottenuto 750 mila euro di tangente, sotto forma di compensi per consulenze mai realmente fornite, per aver «agevolato la partecipazione e l’aggiudicazione (alla Ece, ndr) del bando di gara per l’affidamento in concessione del servizio pubblico locale di gestione integrata dei rifiuti urbani per i comuni dell’Alta Valle del Tevere. Più nel dettaglio – si legge nella ricostruzione della Procura – l’appalto in questione era stato promosso dall’Ati 1 (Ambito territoriale integrato 1), ed aveva ad oggetto l’affidamento in concessione del servizio pubblico locale di gestione integrata dei rifiuti urbani nei territori dei comuni di Citerna, Città di Castello, Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Scheggia e Pascelupo, Sigillo e Umbertide, per un periodo di 15 anni a decorrere dal 2023 e per un importo complessivo particolarmente ingente, di oltre 350 milioni di euro».
Fin qui le parole del procuratore capo di Perugia. Il nostro “allerta” si fonda sul fatto che lo stesso Cantone si riferisce a Cristian Goracci descrivendolo come «molto ben inserito nel tessuto politico, sociale ed economico della zona di Città di Castello, vantando frequentazioni con numerosi esponenti della politica locale (corsivo nostro, ndr) ma anche in vari contesti ed organizzazioni non solo locali».
Per inquadrare la vicenda occorre tornare al 1984, quando la Sogepu viene costituita dai comuni di Città di Castello, Sangiustino Umbro, Citerna, Gubbio, Montone, Pietralunga e Monte Santa Maria Tiberina per la raccolta dei rifiuti e le manutenzioni del verde urbano, Nel 2012 la società si trova in forti difficoltà economiche e finanziarie. Va ricordato che Sogepu gestisce una discarica di proprietà comunale in località Belladanza: è questo l’asset più pregiato del patrimonio al centro dell’intreccio di vicende che si svilupperanno nel decennio successivo. Al riguardo utilizziamo la ricostruzione che il mensile l’altrapagina pubblica nel numero di novembre 2024 (in edicola e on line): «Nel 2012 la società accumula una perdita superiore al capitale sociale versato dai soci. Ma, invece della consegna dei libri in Tribunale, arriva il rilancio con un piano di cessione patrimoniale così concepito: “Il patrimonio di Sogepu aumenterà da 220mila euro a 2,3 milioni di euro attraverso il conferimento in concessione del diritto d’uso trentennale dell’area impiantistica di Belladanza”». Questo avrebbe garantito l’introito derivante dal pagamento, da parte dei Comuni consorziati, della possibilità di scaricare i rifiuti solidi urbani e, di conseguenza, la disponibilità economica per tutte le operazioni previste nel piano “di rilancio”. Così l’intestazione di Belladanza, insieme ad alcune altre cessioni di immobili, ha decuplicato la capitalizzazione della società di gestione aprendo la strada a una serie di manovre, gestionali e finanziarie, susseguitesi per dodici anni e interrotesi con le misure restrittive a carico dell’ex-amministratore unico di Sogepu e poi direttore generale di Sogeco, Cristian Goracci, il quale aveva ottenuto la prima nomina di presidente e amministratore delegato della società il 4 marzo 2013, all’interno di un Cda di fresca nomina. Successivamente la carica era stata riconfermata con Decreto Sindacale n. 11/2015 a seguito dell’approvazione del nuovo Statuto societario. Il rinnovo è stato poi confermato per la terza volta nel 2018 con nuovo Decreto sindacale a firma del sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, mandato che scade il 29/07/2021. Da tale scadenza il mandato dell’amministratore unico è entrato nel regime di prorogatio previsto dalla legge Madia per non creare vuoti di potere, regime che è durato di fatto fino alla fine del 2022. Questi continui passaggi legislativi e burocratici hanno definito di fatto un interregno della durata di più di dieci anni.
A Goracci viene dato il compito di guidare il processo di ristrutturazione della Sogepu così descritto da l’altrapagina: «Il rilancio prevede anche un nuovo progetto industriale e finanziario con investimenti programmati dell’ordine di circa 12-13 milioni di euro. Portare la capienza della discarica a oltre 403 mila tonnellate con successivi stralci di lavori, che verrà realizzata a fianco della vecchia discarica, estinta per raggiunti limiti di conferimento. La Regione mette sul piatto circa 2,5 milioni di euro, mentre la differenza viene reperita attraverso gli ordinari istituti bancari, ai quali bisogna corrispondere annualmente le quote iscritte nel piano di ammortamento, durata prevista 15 anni; scadenza al 2030». È in questo quadro che si è sviluppato un processo di ristrutturazione aziendale che ha avuto come perno proprio la discarica di Belladanza: secondo le previsioni di Sogeco e del suo amministratore unico, il riempimento del sito era previsto per il 2030, ma già nel 2022 lo spazio disponibile non superava le 25 mila tonnellate, volume inferiore ai conferimenti di un anno. La società si è trovata, così, priva della “gallina dalle uova d’oro” che ha permesso di accrescere il fatturato dai 13 del 2013 ai circa 20 milioni del 2020: una performance che gareggia con quelle dei fondi d’investimento speculativo.
Il giro di denaro ha reso Sogepu un player di dimensioni notevoli nel contesto altotiberino. Questo spiega la vastità della rete di relazioni di Goracci col mondo politico e sociale che gravita intorno a Città di Castello e la conseguente potenziale scivolosità di questa vicenda nel contesto di campagna elettorale per le Regionali, anche se le accuse nei confronti del manager andranno ovviamente provate in Tribunale. Secondo la stessa ricostruzione de l’altrapagina «tra consulenze e contributi, negli anni compresi tra il 2016 al 2023 escono dalle casse di Sogepu circa 4 milioni di euro, ma la maggior parte di questo flusso si concentra soprattutto tra il 2016 e 2020, perché gli anni 2021-2022 sono anni Covid, anni di restrizioni a tutti i livelli, mentre il 2023 segna il passaggio del testimone al nuovo Cda». Nonostante fossero riportate nel sito ufficiale del Comune, la pubblicazione dell’elenco di queste elargizioni da parte del combattivo mensile fondato da Enzo Rossi ha scatenato un vero e proprio fuoco di sbarramento da parte di Sogepu che aveva intentato (nel 2020) due citazioni legali: contro l’altrapagina (richiesti 300 mila euro di risarcimento per “danno d’immagine”); e contro due consiglieri comunali, Vincenzo Bucci (Castello cambia) e Nicola Morini (Tiferno insieme), ai quali venivano chiesti 200mila euro complessivi per diffamazione.
Si è trattato di uno scenario in cui buona parte del Consiglio comunale tifernate è rimasto a guardare votando a favore (oppure astenendosi come ha fatto il centrodestra) nei confronti di tutte le manovre Sogepu-Sogeco. Agli atti c’è una sequela di delibere che hanno lasciato mano libera ai protagonisti di questa vicenda. Un Consiglio comunale in cui i partiti del “Patto Avanti” sono maggioranza con significativi rischi di conflitto d’interesse. Al riguardo riferisce sempre l’altrapagina: «La partecipata fattura oltre 20 milioni di euro, è una grande azienda, assume molti lavoratori e in una realtà piccola come l’Altotevere è evidente che molte persone possano entrare in relazione con essa. Tra queste spicca per importanza, il capogruppo del Pd in Consiglio comunale quale consulente di Sogepu e poi dipendente di Sogeco. Ma anche altri consiglieri sono chiamati in causa per rapporti con associazioni che hanno ottenuto contributi da Sogepu».
È probabilmente questo il quadro delle relazioni a cui si riferisce Raffaele Cantone quando scrive del «tessuto politico, sociale ed economico della zona di Città di Castello» in cui è ben inserito l’ex amministratore Sogepu-Sogeco. Un quadro politico in cui spicca l’azione tenace di opposizione del gruppo civico Castello Cambia dal 2016 in poi, con Vincenzo Bucci e Roberto Colombo prima, ed Emanuela Arcaleni a seguire: una sequenza di interpellanze, interrogazioni, mozioni ne ha punteggiato l’attività per quasi un decennio, a testimoniare lo sforzo di tenere sveglie le coscienze in una città apparentemente addormentata, quasi narcotizzata da una diffusa condizione di benessere economico che nasconde, però, sacche crescenti di disagio ed emarginazione.