Perugia, Palazzo Donini
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Spunti sulla nuova Giunta regionale

 

Proviamo a uscire dal Palazzo, dal gioco del chi ha vinto e chi ha perso così in voga nei commenti sulla formazione della nuova Giunta regionale, come se si fosse trattato di una partita di calcio. La maggior parte delle persone in questa regione non vive di Palazzo, attorno al Palazzo, commentando il Palazzo, andando a Palazzo. Ignora le logiche spesso imperscrutabili che governano il Palazzo, e trovandole troppo criptiche se ne allontana. Proviamo allora ad allargare la platea dei possibili interessati al nuovo assetto di governo uscito dalle elezioni regionali di novembre tentando di allargare lo sguardo al di là dei tecnicismi e del politichese e contestualizzare. Si tratta di una questione che può (potrebbe) influire sulle vite di tutte e tutti, ma che per via di una tendenza all’autoreferenzialità tanto di chi sta dentro al Palazzo quanto di chi lo osserva e lo commenta, esclude moltitudini. Andremo per punti.

1) La sanità. L’atto di tenere per sé la delega da parte della presidente è rilevante. Con esso Stefania Proietti mostra di avere compreso che quello è il tema su cui probabilmente si sono giocati in gran parte gli esiti elettorali. E mostra anche di avere compreso la portata della questione, tanto da non volerla delegare politicamente, assumendosene la responsabilità diretta. Attenzione, lo scriviamo per tutti i pasdaran abituati a proiettare le proprie convinzioni sul prossimo senza leggere né ascoltare compiutamente. Quanto appena rilevato non significa che qui si voglia propagandare che Proietti governerà bene la sanità, bensì che si ritiene che la presidente pare avere chiaro che quello è un punto dolente per l’opinione pubblica e che lei ha intenzione di lavorarci in prima persona. Il risultato di tutto questo si vedrà col tempo.

2) Ambiente. La scelta di Thomas De Luca, protagonista di battaglie ambientaliste evolutive quando ancora la necessità della transizione ecologica era vista come una questione di nicchia e non compariva, come oggi, nei documenti di programmazione dell’Unione europea, rappresenterebbe una proiezione in avanti, dove avanti significa al passo coi tempi. Usiamo il condizionale riferendoci sempre ai pasdaran di cui sopra: ciò non significa che De Luca farà per forza bene, ma che la sua nomina si può considerare un buon punto di partenza. Non solo. Con la sua nomina il nuovo esecutivo taglia definitivamente con una gestione anacronistica dei rifiuti, per disfarsi dei quali la vecchia Giunta aveva previsto di realizzare un inceneritore, che era come fare una capriola all’indietro e trovarsi a trent’anni fa.

3) Pace. La delega alle politiche per la pace è stata affidata allo stesso assessore, Fabio Barcaioli, che deterrà quelle alla cooperazione internazionale e all’istruzione e formazione. A occhio e croce tutto questo non dovrebbe significare che Barcaioli si metterà a inviare i caschi blu nelle zone di guerra o che l’Umbria ambisce a sostituirsi all’Onu. La delega alle politiche di pace appare più come la presa in carico di una questione planetaria che dovrebbe riguardare tutti: la guerra, sebbene negazione di umanità, sta diventando una pratica quotidiana e accettata. È il punto d’arrivo di un processo trentennale iniziato con la volontà degli Usa di stabilire un nuovo ordine mondiale invadendo l’Iraq, cosa che, come diceva il movimento pacifista quando ancora aveva voce, avrebbe invece portato il caos. Il movimento pacifista aveva ragione, i suoi dileggiatori torto marcio, ma rimangono imperituramente in servizio permanente effettivo nonostante i fatti. La delega alle politiche di pace nella terra di Francesco e Capitini è come riallacciarsi al filo della storia migliore di questa terra. Il fatto che sia stata affidata contestualmente a quelle a istruzione e formazione può voler dire che la pace è un processo in costruzione, opposto e contrario alla progressiva accettazione della guerra. Alla pace ci si può educare fin dall’età più giovane. Questo sembrerebbe il senso. (Sull’uso del condizionale ci siamo capiti, no?).

4) I partiti. Pd, M5S e Avs entrano nell’esecutivo con i rispettivi segretari. Ciò rende il governo Proietti eminentemente politico: i partiti della coalizione si assumono in pieno la responsabilità del nuovo esecutivo. Potrebbe essere un bene. Ma ci sono almeno altri due aspetti da considerare. a) Ciò appare come il sintomo di una tendenza ad assumere l’amministrazione come prioritaria rispetto all’elaborazione politica che si dovrebbe fare dentro i partiti. Il punto è che l’amministrazione senza elaborazione rischia di essere come un corpo senza testa. I partiti insomma, rischiano di diventare appendici del governo, e i frutti deteriori di uno scenario del genere si sono già visti in questa regione. b) I partiti, in un quadro in cui una persona su due non va a votare, non sono in grado di rappresentare pienamente la società. Sono aspetti di cui si farebbe bene a tenere conto, magari inaugurando una inedita stagione di politiche partecipative.

PS: nella mattina di sabato 21 dicembre, a tre giorni dall’ufficializzazione della nuova Giunta regionale, avvenuta mercoledì 18 dicembre, il sito ufficiale della Regione, restituiva l’immagine che pubblichiamo qui sotto a chi cercava lumi sul nuovo esecutivo. Immaginiamo che la gestione del sito richieda risorse pubbliche: sarebbe utile che vengano gestite efficacemente e in maniera da evitare scenari surreali, come questo. Non dovrebbe essere difficile.

Il sito della Regione a tre giorni dal varo della nuova Giunta regionale

Nella foto di copertina, Palazzo Donini, sede della Giunta regionale. Foto dal profilo Flickr di Perugiacity.com

2 commenti su “Spunti sulla nuova Giunta regionale

  1. Come sempre un buon articolo. Sono d’accordo in particolare con il passaggio del rapporto fra amministrazione e partiti. I partiti non possono abdicare al loro ruolo di analisi, elaborazione, sintesi di proposte, ma soprattutto, di partecipazione, di coinvolgimento. Così ne guadagna l’amministrazione e si batte l’astensione.

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