La presidente dell'Umbria Stefania Proietti con Nicola Fratoianni durante una manifestazione per la sanità pubblica davanti all'ospedale di Perugia
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Sanità, le sfide che attendono la Regione

 

Il centrosinistra ha dato prova di rinnovamento e grande unità. Ma la scelta di separare il “sociale” dalla sanità può aprire delle criticità. E poi c’è la questione del rapporto tra tecnici e politica.

Ha ragione Tommaso Bori: «Cinque anni in Umbria fa la destra vinse con il 70 per cento, oggi non solo torniamo a vincere (bene) ma il Partito democratico esprime la vice-presidenza della Regione e tre assessorati. Tutto questo è stato possibile grazie ad una piccola grande rivoluzione nel Pd e nelle coalizione».

Dentro questi risultati ci sono tante cose. Sicuramente c’è il fallimento della destra alla prova del governo. Non è la prima volta. È successo a Terni e in tante altre città della regione. Ci sono le difficolta nazionali del centrodestra, che pur godendo della popolarità della presidente Meloni e della forza di FdI, paga pesantemente il crollo della Lega e una crescente critica alle politiche nazionali. Ha pesato inoltre la scelta coraggiosa e generosa dei vari componenti dell’alleanza vincente “Patto avanti”, che per una volta hanno messo da parte le tante differenze e distinzioni per marciare nella stessa direzione. E non per ultimo ci sono il peso e il valore di una candidata presidente, espressione di un civismo reale, con radicamento e riferimenti forti in settori e apparati importanti sia in Umbria che in Italia.

Ma credo che sia utile esaminare il ruolo e il peso del Partito democratico, per il peso e la consistenza che questo partito ha all’interno della coalizione e del Consiglio regionale. Le scelte compiute da Bori e dalla direzione del Pd regionale non sono state pacifiche. Sono state accompagnate da scetticismo e forti contrasti, che hanno avuto una strascico anche post elettorale, con la presa di posizione pubblica di un gruppo di dirigenti del Pd umbro. Ma i risultati hanno dato ragione alla leadership delpartito, che porta a casa non solo risultati elettorali importanti in tanti Comuni a partire da Perugia, ma il consolidamento di una nuova classe dirigente diffusa. Sindaci, segretari di circolo, dirigenti di organizzazioni professionali, professionisti, che hanno come matrice comune le esperienze politiche nella sinistra giovanile prima e nei giovani democratici poi, nell’Udu, nell’associazionismo e nei sindacati. E un cambio generazionale importante ed essenziale, che riguarda un po’ tutti, basti guardare a chi è stato eletto per AVS. È una novità che va salutata positivamente incoraggiata e sostenuta, ovviamente senza far mancare critiche.

La prima prova non è stata molto soddisfacente. La costituzione della Giunta e la ripartizione delle deleghe ci ha riservato non solo le legittime richieste delle varie forze, ma alcune soluzioni che cozzano con quanto è emerso dalla consultazione elettorale. È idea abbastanza condivisa che il tema della sanità sia stato al centro della campagna elettorale e che sia tra le ragioni principali della vittoria del “Patto avanti”, che ha preso una posizione netta a difesa della sanità pubblica.

Ora questo fino ad oggi vuol dire fare riferimento alla legge 883 del 23 dicembre 1978 . Sicuramente uno degli aspetti più importanti, innovativi e progressivi di quella legge era la visione e l’organizzazione unitaria del sistema sanitario: sanità e sociale, ospedale e territorio, prevenzione e cura. La premessa della privatizzazione che è venuta avanti negli ultimi anni si è fondata sullo spacchettamento delle attività, propedeutico alla loro tariffazione. In questo caso si è realizzata una aggressione all’approccio sistemico che la legge istitutiva del Sistema sanitario nazionale ha posto alla base della salvaguardia della salute pubblica.

Con la definizione e l’assegnazione delle deleghe state tolte alla sanità (e alla presidente) la sicurezza alimentare (ovvero tutta la programmazione delle attività dei servizi veterinari, che tra l’altro operano nei Dipartimenti di prevenzione delle Usl) che è stata posta sotto l’assessorato all’Agricoltura, e la sicurezza nei luoghi di lavoro, finita sotto l’assessorato allo Sviluppo economico: un altro pezzo del Dipartimento di prevenzione che esce dalla sanità in aperto contrasto da quanto prevede la legge 833/78, oltre al Testo unico delle leggi sanitarie dell’Umbria.

Inoltre Punto Zero va ad un un altro assessore ancora. Punto Zero gestisce non solo le liste d’attesa ma tutta l’informatizzazione della sanità ed effettivamente è un aspetto fondamentale per chi si appresta a gestire la sanità.

All’interno della Usl esiste una struttura organizzativa che si chiama Dipartimento di prevenzione a valenza gestionale, della quale in tutta Italia fanno parte il Servizio di salute nei luoghi di lavoro che contiene medici del lavoro e tecnici della prevenzione, nonché ben tre servizi veterinari, quello di Sanità animale, quello della Sicurezza alimentare e quello dell’Igiene degli alimenti di origine veterinaria. Bene, questi non dipenderanno più dalla sanità. Dove andranno a finire? Inoltre, la promozione della salute è gestita sempre dal Dipartimento, che nel caso specifico farebbe capo alla presidente in prima persona.

Qualche complicazione si affaccerà anche sul fronte della gestione contabile e della ripartizione del Fondo sanitariooregionale che va a coprire i Lea (Livelli essenziali di assistena) che si troverebbero dispersi in diversi rivoli. La sanità, intesa come Fondo sanitario regionale ha una contabilità separata all’interno dell’amministrazione regionale, e una parte del Fondo viene trattenuta e gestita direttamente dalla Regione e non arriva alle aziende sanitarie.

Conclusione: abbiamo trovato un equilibrio politico ma creato le premesse per nuovi problemi. Certamente c’è sempre la politica. Sarà capace di varare un Piano socio-sanitario unitario, che faccia vivere lo spirito e le funzioni delle legge 883 realizzando concretamente quella collegialità annunciata nella prima riunione della Giunta? Sarà capace di non affidare solo ai tecnici le soluzioni ma di promuovere un grande dibattito nella regione che raccolga la grande mobilitazione politica e popolare che ha portato a governare il centrosinistra?

Questa è la sfida di questa nuova classe dirigente

Nella foto, l’iniziativa del centrosinistra per la sanità pubblica davanti all’ospedale di Perugia durante la campagna elettorale per le Regionali (dalla pagina facebook di Stefania Pr

2 commenti su “Sanità, le sfide che attendono la Regione

  1. Credo che le questioni poste nell’articolo siano di vitale importanza, non per il buon funzionamento delle dinamiche tra i diversi pezzi della nuova Giunta, quanto per la “ salute” delle cittadine e dei cittadini della nostra Regione! Mi spiego, le dinamiche che concorrono al mantenimento dello stato di salute anche dopo una malattia o un evento acuto, non sono solo dipendenti da un buon intervento sanitario, quanto da un corretto approccio tra intervento sanitario e sociale per garantire uno stato di ben essere che non si realizza solo con l’assenza di una malattia. Inoltre lo spacchettamento delle diverse componenti riferite alle politiche sociali, alla medicina veterinaria e alle norme della prevenzione degli infortuni sul lavoro creano di fatto un rischio reale nel processo sia organizzativo che dei filoni di finanziamento dei diversi interventi! Se è vero come è vero che è meglio prevenire che curare, credo che debbano essere presi da subito i provvedimenti necessari per scongiurare un corto circuito pericoloso ed inoltre per recuperare un ruolo attivo della politica rispetto al rischio di una supremazia tecnica che annullerebbe il ruolo importante svolto in questa sfida elettorale vinta dalle forze progressiste che hanno rimesso al centro il ruolo della polis rispetto agli interessi di parte!

  2. Il centrosinistra ha vinto la battaglia elettorale sulla sanità,ed ora bisogna mettere in atto ciò che ha promesso. In primo luogo è necessario mettere mano ai Cup che non possono essere regolati da prenotazioni regionali ,dove i cittadini sono mandati in giro per gli ospedali della regione costringendoli a fare km e km di strada.Soprattutto è necessario fare in modo che le persone anziani vengano curate negli ospedali di appartenenza ossia del comprensorio.

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