Nel 1984, a pochi mesi dalla sua scomparsa, Enrico Berlinguer rilasciò un’intervista ad Aldo Zanardo sul futuro di quella che all’epoca si chiamava ancora Comunità europea. L’intervista venne pubblicata sulla rivista “Critica marxista”. Vale la pena isolarne alcuni stralci che sembrano parlare dell’oggi.
«Una frammentazione dell’Europa in Stati nazionali costituisce, contrariamente a quanto avvenne nel secolo scorso, un freno allo sviluppo, alla crescita della civiltà in Europa, e anche alla crescita della civiltà su tutto il pianeta. Ad essere oggi in questione non è l’idea di un’Europa unita, ma il modo in cui si è supposto di realizzare questa idea. Ad essere messo in questione non è il parlamento europeo, ma un parlamento ancora privato della possibilità di prendere decisioni effettive e operative.
Le forze politiche le quali sostengono che la difesa dell’Europa va cercata nella formazione di un terzo blocco militare si mettono in una posizione senza via di uscita. E non solo perché l’Europa, in questo modo, non eserciterebbe quella funzione di equilibrio e di moderazione che può e deve avere e che le è richiesta dal mondo progressivo extraeuropeo. Essa rinuncerebbe anche ad essere soggetto che coopera al superamento del sottosviluppo.
I paesi della Comunità, del resto, non hanno alcuna realistica possibilità di sostenere l’onere dell’armamento nucleare e degli altri armamenti che oggi integrano quello nucleare. L’Europa è come costretta, per sue intrinseche ragioni non solo economiche, a una politica di pace. A costringerla c’è il fatto che l’Europa è, tra Ovest ed Est, territorio di confine e di incrocio.
Non solo una guerra totale, come è ovvio, ma anche una guerra locale, di ‘prova’ o di ‘esibizione’ fra le due massime potenze, avrebbe per l’Europa conseguenze di annichilimento. Non è un caso se oggi l’Europa è il luogo del mondo in cui si ha la maggiore concentrazione di strumenti di sterminio.
Anche una guerra locale in Europa, ammesso che sia possibile, metterebbe fine a molta vita vivente e a questa grande vita divenuta testimonianza storica. La vita vivente conta certo più di quella trascorsa; ma anche questa umanità già vissuta conta in modo determinante.
Aggiungo infine che se l’Europa prendesse la via di divenire un terzo blocco militare, la direzione della vita politica europea finirebbe per essere presa, prima o poi, da gruppi e caste reazionarie».