Il sindaco di Perugia, Andrea Romizi
Commenti

Romizi candidato del centrosinistra. Ma si può fare davvero?

 

Tra la primavera di quest’anno e quella del 2024 si andrà a elezioni per rinnovare le amministrazioni dei due Comuni capoluogo di regione e della Regione stessa. A questo proposito ci sono rumors che non sappiamo se troveranno applicazione reale, e che però vale la pena di esaminare per comprendere dove ci si trova.

Le questioni ruotano attorno al centrodestra, che detiene attualmente le tre amministrazioni principali. Il problema è dato dal fatto che all’interno di quella coalizione le cose si sono complicate con la pesantissima redistribuzione dei pesi elettorali delle diverse forze politiche. Gli equilibri attuali – con Tesei alla presidenza della Regione e Latini sindaco di Terni, entrambi esponenti della Lega – sono cristallizzati a quattro-cinque anni fa, quando la Lega veleggiava attorno al 30 per cento e Salvini pareva l’astro nascente della politica italiana, tanto che il leader leghista riuscì a imporre le proprie candidature a un centrodestra in cui Forza Italia e Fratelli d’Italia erano ridotti al ruolo di gregari.

Un breve excursus può aiutare a ritrovare la bussola. Occhio alle date: nel maggio 2017 il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, e l’assessore ai Lavori pubblici, Stefano Bucari (entrambi del Pd), vengono costretti agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta su presunti appalti truccati. Nel maggio del 2020 tutti gli imputati che erano finiti a processo saranno assolti, ma a quella data le conseguenze politiche della vicenda si saranno già prodotte: nel gennaio 2018 Di Girolamo si dimette e la città si prepara alle elezioni amministrative di primavera. Nel frattempo ci sono le Politiche del marzo 2018: in Umbria la Lega supera il 20 per cento e prende da sola più voti di Forza Italia (11 per cento) e Fratelli d’Italia (5 per cento) messi insieme. Passa appena un mese, e l’11 aprile Salvini in veste di dominus arriva a Terni per lanciare personalmente la candidatura a sindaco di Leonardo Latini. Alle Comunali di giugno 2018 la Lega a Terni arriva a sfiorare il 30 per cento, il doppio dei voti di Forza Italia e Fratelli d’Italia messi insieme.

Passa appena un anno, siamo nell’aprile 2019, e si apre un’altra inchiesta della magistratura in Umbria, quella sulla sanità, che porta la presidente Catiuscia Marini a essere indagata e il segretario regionale del Pd, Gianpiero Bocci, e l’assessore regionale alla Sanità, Luca Barberini, agli arresti domiciliari. Il processo relativo a quell’inchiesta è tuttora in corso. Marini si dimette il 16 aprile 2019. Alle elezioni europee del mese successivo, nel maggio 2019, la Lega in Umbria raccoglie il 38 per cento dei voti, che triplicano quelli sommati dagli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia (entrambi al 6 per cento). È in questo clima che matura la candidatura di Donatella Tesei, senatrice leghista che viene eletta il 27 ottobre di quell’anno, il 2019.

Sono passati solo quattro anni, ma politicamente sembra più di una vita. Perché da quel momento in poi comincia una caduta verticale che porterà la Lega di Salvini a raccogliere meno dell’8 per cento alle Politiche 2022, elezioni che vedono esplodere l’astro di Giorgia Meloni: adesso è Fratelli d’Italia a superare il 30 per cento di consensi in Umbria, doppiando Lega e Forza Italia messe insieme.

Ora, il punto è che Tesei e Latini, candidati di un panorama politico andato in archivio, sono entrambi al primo mandato, e quindi potenzialmente ricandidabili. Ma Fratelli d’Italia può accontentarsi di due governi che tra l’altro, per usare un eufemismo, non hanno neanche brillato?

LEGGI ANCHE: UMBRIA, LA MAGGIORANZA CHE BOCCIA SE STESSA

È a questo punto che arrivano i rumors che ci aiutano a capire dove ci troviamo. L’accordo che il centrodestra pareva aver trovato era sulla candidatura di Andrea Romizi alla presidenza della Regione per il prossimo anno: il mandato dell’attuale sindaco di Perugia scade proprio nel 2024, esattamente quando si dovrà rieleggere il/la presidente di Regione e lui, benché coordinatore regionale di Forza Italia, pare essere accettato come garante degli equilibri del centrodestra regionale un po’ da tutti. A Romizi il centrodestra farebbe subentrare una candidata di Fratelli d’Italia per Palazzo dei Priori, partito che negli auspici dei maggiorenti di Forza Italia e Lega potrebbe così vedere i suoi appetiti soddisfatti. Candidata. Al femminile. Perché i due principali nomi in campo sono quelli dell’attuale assessora comunale all’Urbanistica, Margherita Scoccia, e della presidente di Sviluppumbria, Michela Sciurpa. In questo quadro, alle prossime elezioni di primavera di Terni, il sindaco Latini avrebbe avuto il via libera per ricandidarsi. Senonché Fratelli d’Italia punta i piedi, e proprio ieri, 10 marzo, il coordinatore regionale del partito, Franco Zaffini, ha ufficializzato la volontà del suo partito di mettere il nome di un suo uomo, l’attuale assessore comunale Orlando Masselli, «a disposizione della città di Terni e della coalizione del centrodestra, consapevole della responsabilità che deriva dall’essere ampiamente primo partito del centrodestra e di Terni». Che è un modo elegante per dare il benservito all’attuale sindaco e al suo partito. Bum. Non è solo la fine dei sogni di gloria di un ormai stropicciato Latini, che sarebbe uno dei pochi sindaci d’Italia non ricandidati per un secondo mandato, e seguirebbe così la stessa sorte che pare tracciata per Tesei alla Regione. Potrebbe essere anche la fine di un accordo che coinvolgerebbe Romizi, il quale sta costruendo pazientemente e senza eccessivi squilli di tromba una carriera che lo stava portando dalla città capoluogo al vertice della Regione, e si è reso protagonista di sindacature così poco marchiate politicamente – quasi democristiane, si direbbe – da non dispiacere neanche a una parte del centrosinistra. Tanto che una parte della coalizione, se ci fossero rovesci importanti nel centrodestra in seguito al protagonismo di Fratelli d’Italia, si mormora in maniera sempre più pressante potrebbe sostenerne la candidatura a Palazzo Donini. Sicché ci troveremmo con il coordinatore regionale di Forza Italia sostenuto da una parte del centrosinistra, qualcuno dice da parte dello stesso Pd. Il centrosinistra, qualora riuscisse un’operazione del genere, si intesterebbe il merito di aver spaccato il centrodestra. Ma sarebbe il trionfo di un politicismo incomprensibile ai più. Sono rumors, è fantapolitica, si dirà. Eppure se ne parla. Parecchio. E il solo fatto che questo possa essere uno scenario anche solo verosimile, dà l’idea di quanto certa politica non veda ormai oltre le mura dei Palazzi nei quali è rinchiusa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *