Un primo verdetto le elezioni comunali di Perugia l’hanno espresso. Riguarda la divergenza tra il modo in cui molti opinionisti, commentatori, osservatori e osservatrici descrivono fenomeni e opinione pubblica e come la stessa opinione pubblica si esprime poi nella realtà. Per settimane su diversi organi di informazione ha tenuto banco la questione del presunto estremismo di Vittoria Ferdinandi, candidata sindaca sostenuta da uno spettro di forze che va da Azione ad Alleanza Verdi-sinistra e comprende tre liste civiche.
I singulti sono cominciati già all’indomani dell’ufficializzazione della candidatura di Ferdinandi. Sono proseguiti analizzandone e biasimandone tatuaggi sospetti e vecchi post sui social. Anche l’appoggio in suo favore di Ada Colau, già sindaca di Barcellona, è stato descritto come una virata a sinistra nel segno di un movimentismo radicale che avrebbe potuto spaventare. Le lamentazioni sulle paure che avrebbero allontanato il presunto elettorato moderato sono state pressoché quotidiane, sempre sganciate da fatti concreti, sempre legate alla rappresentazione di Vittoria Ferdinandi che chi scriveva, postava, dichiarava si è costruita nella sua testa e voleva trasmettere a teste altrui. Un’azione che più che segnalare un rischio è parsa voler infondere una paura. Si presagiva che questa entità, i moderati, avrebbe preferito appoggiarsi su sponde più rassicuranti rispetto a quelle offerte da una candidata che è stata definita tra le altre cose «con idee e slogan più adeguati ai centri sociali che ad un candidato che vorrebbe governare il Comune di Perugia». Detto per inciso: i centri sociali, prima di parlarne con scherno si dovrebbe conoscerli; e bisognerebbe convenire anche sull’italiano: il contrario di movimentismo è immobilismo. Ma questi sono temi che ci porterebbero altrove,
Per settimane un pezzo di stampa è andata a braccetto col centrodestra: ha titillato cioè le stesse corde che toccava la coalizione di Scoccia, ma evitando accuratamente di dichiarare la simpatia per l’assessora all’Urbanistica uscente o per il candidato centrista che si presumeva dovesse beneficiare delle praterie lasciate dall’estremista Ferdinandi alla propria destra.
I dati usciti dalle urne mostrano come quelle descrizioni siano state frutto di scarsa adesione alla realtà o azioni di propaganda. O, ancora, potrebbero essere la conseguenza del guardare alle cose con un atteggiamento ingabbiato in griglie così rigide da non consentire più neanche di riuscire a mettere il naso fuori dalla propria zona di comfort. Il tutto, mentre da più di un decennio ormai le cose, politiche e non, cambiano a un ritmo così vorticoso da far volare in aria certezze e modi di guardare che avevano retto per decenni. Ma anche questo è un altro discorso.
Vittoria Ferdinandi ha raccolto 40.925 voti, duemila in più rispetto alle liste che l’hanno sostenuta e una manciata in più rispetto a Margherita Scoccia che avrebbe dovuto beneficiare del suo spaventevole radicalismo. Se si va indietro nel tempo, la coalizione che Ferdinandi rappresenta non vedeva questi numeri nel comune di Perugia da più di un decennio in cui sono capitolate male fior di candidature concepite appositamente per non spaventare i moderati, che si trattasse di consultazioni politiche o amministrative. Ancora nella serata di lunedì, a scrutinio pressoché concluso, è stato chiesto a Ferdinandi se, visto che le era mancato un soffio per vincere al primo turno, non si fosse pentita di questo suo atteggiamento un po’ troppo di sinistra che avrebbe spaventato il centro. Il fatto però è che Azione, la forza più centrista della coalizione, alle Comunali – quando cioè viaggiava con la presunta zavorra del sostegno a una candidata estremista – non solo ha raccolto a tutti i voti delle Europee, ma li ha superati di oltre 2 mila consensi.
Passando a Margherita Scoccia: partiva strafavorita, perde 12 mila consensi rispetto al Romizi del 2019 e conquista il ballottaggio per il rotto della cuffia. Ma è capace di guadagnarne oltre 3 mila rispetto a quelli di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia alle contemporanee Europee. È ipotizzabile che pesi in questo risultato il piccolo balzo in avanti di Forza Italia, che alle Comunali, trainata da Romizi, pur non arrivando al risultato a due cifre che era negli auspici dell’ex sindaco, guadagna oltre duemila voti rispetto alle contemporanee Europee. Il flop è quello del candidato centrista Monni, che dimezza il risultato di “Stati Uniti d’Europa”, in cui figuravano i renziani che lo sostenevano alle Comunali, con probabilità a beneficio della candidata del centrodestra alle Comunali. Ma se, per rimanere alle categorie geografiche di posizionamento politico, voti centristi sono quelli dei renziani e di “Stati uniti d’Europa”, lo sono altrettanto quelli di Azione, che si sono riversati ampiamente su Ferdinandi.
È che descrivere una marziana con le categorie della politica vista come gioco di ruolo e con un linguaggio del secolo scorso (destra, sinistra, centro, moderati impauriti, centri sociali cattivi) è utile come un vocabolario d’inglese quando si sta traducendo dal giapponese.
La mia opinione ? Marcucci ricostruisce esattamente quel che si è verificato. Il voto moderato e il grande centro non valgono un decimo di una ragazza nuova alla politica politicante, ma capace di guardare la luna oltre il proprio dito