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La caduta dalle nuvole

 

Se fosse successo nel sud Italia, o meglio nelle terre della malavita organizzata, che difficilmente oggi sono confinabili in un determinato settore geografico, si sarebbe quantomeno parlato di reticenza se non di omertà. Trattandosi invece della politica, e in particolare del maggior partito di governo, nessuno osa nemmeno lontanamente sospettare che quanto disvelato dall’inchiesta undercover della giornalista di Fanpage all’interno del movimento giovanile di fratelli d’Italia potesse essere conosciuto se non legittimato dai vertici del partito. In quella grande famiglia patriottica materna e cristiana cioè, padri e madri nulla sanno di quello che fanno i propri figli, anche se da buoni genitori, con genere certo e numerazione vista come fumo negli occhi, pubblicamente hanno sempre rivendicato con orgoglio l’agire dei pargoli che altro non sono che la loro futura classe dirigente.

Se alla prima parte dell’inchiesta hanno reagito in maniera sdegnata e rancorosa cercando di confutare la qualità del montaggio e la deontologia del giornalismo d’inchiesta, di fronte alla seconda parte, forse perché coinvolta, come vittima in quanto ebrea, una senatrice del partito stesso, forse perché antisemitismo e razzismo la fanno da padroni, forse perché intimoriti da una cascata di ulteriori minuti di girato, i vertici del partito, da Donzelli a Meloni passando per La Russa, pur continuando a manifestare irritazione verso i metodi giornalistici, anche se in questo periodo di governo hanno dimostrato di nutrire insofferenza verso ogni tipo di giornalismo e con esso verso ogni confronto plausibile, imponendo il declamare unilaterale come metodo senza alternativa, hanno preso pubblicamente posizione dicendo che certi atteggiamenti, come antisemitismo e razzismo, stando ben attenti a non nominare mai il fascismo, risultano essere in contrasto totale con le linee guida del partito. Un imbarazzo mascherato il loro, denudato dai semplici quesiti sui corsi e ricorsi storici che pubblicamente si è posta e ha posto a tutti Liliana Segre. La gigantessa preoccupata si è interrogata interrogando, “nane e ballerini” si sono visti costretti così a omaggiare il suo alto profilo, cercando al contempo di rassicurare a parole stampa e opinione pubblica.

Ovviamente nessuno sapeva, nessuno nemmeno osava immaginare il doppio livello che con sistematico ordine e certosina disciplina guidava la gioventù nazionale. Tutti, come il miglior Checco Zalone, in ordine sparso a cadere liberamente dalle nubi. Qui però casca anche l’asino in terra visto che, senza fare alcun processo alle intenzioni, alcuni fatti storicamente certi possono essere allineati e verbalizzati. Berlusconi stesso, il grande padre che tutti ha sdoganato, non ha mai nascosto di essere stato l’artefice dell’ingresso formale dei fascisti (e dei leghisti scissionisti) nello spazio di governo dopo che la magnanima Repubblica li aveva tollerati nel loro essere al di fuori della Costituzione. Lo aveva fatto per interessi di potere personali e certo di poterli controllare con la forza delle proporzioni, fungendo da garante verso i popolari europei in particolare. Li aveva legittimati così come erano senza pretendere abiura alcuna o autocritica pubblica, quei voti servivano in quel momento, di quei voti si è appropriato in quel momento.

Lo scorrere del tempo e l’incontrollabilità delle faccende quotidiane, il declino del patriarca e chi più ne ha più ne metta; fatto sta che quelle proporzioni si sono ribaltate e il garante dei postfascisti non è stato più il cavaliere ma l’elettorato. E qui la faccenda si è maledettamente complicata sia perché ha finito con il lambire l’essenza della democrazia (la sovranità popolare), sia perché nel frattempo la sinistra ha subìto l’egemonia di una destra che ha fatto dell’urlo e dell’accusa sistematica verso i fantomatici comunisti prassi consolidata. Chi ha liberato il Paese dai nazifascisti e scritto la Costituzione è divenuto nemico delle libertà, chi ha rivendicato la continuità con il fascismo e con essa chi mai ha riconosciuto la chiara matrice antifascista della Repubblica italiana è invece diventato fiero protagonista del partito della libertà. La costituzionalizzazione dei postfascisti di stampo berlusconiano, per dire di Berlusconi stesso, è avvenuta senza che il patriarca pretendesse da loro una sostanziale rivisitazione di ciò che sono stati e che in parte continuano a essere, ma attraverso una semplice ripulitura dell’immagine pubblica. Continuate pure a essere quello che siete, ma senza gridarlo ai quattro venti. Detto fatto, i neofascisti sono rimasti tali nel privato, mentre hanno mantenuto un ipocrita stile sobrio e composto nel pubblico. Il dietro le quinte e il ciak si gira cioè, hanno garantito la convivenza del dottor Jekill e di Mr Hide, hanno permesso la coabitazione fra il vizio privato e la pubblica virtù. Perché non avevamo bisogno dell’inchiesta di Fanpage per sapere chi fossero e da dove venissero i dirigenti di Fratelli d’Italia, per questo bastava la collezione dei busti del duce del presidente del Senato, la presenza al presente di Acca Larentia scortata dal buon camerata Castellino della presidente del Consiglio e via dicendo.

Quello che l’inchiesta di Fanpage ha portato alla luce grazie proprio al metodo giornalistico undercover è l’istituzionalizzazione del doppio binario: è questo il vero peccato originale, non tanto i contenuti seppur orripilanti delle chat, le canzoni dei camerati, la simpatia verso i Nar e via dicendo. Quello che mette i brividi addosso è l’interiorizzazione acritica delle regole d’ingaggio da parte di questi giovani: continuiamo a essere fascisti dentro e conservatori fuori, questo vuole la contingenza di potere. Da chi vengono queste direttive? Questa autoregolamentazione è figlia esclusiva degli ardori giovanili? Questa doppia veste che prevede doppio petto e fez è farina esclusiva della meglio gioventù? Il cadere dalle nuvole dei vertici del partito è autentica non conoscenza o ipocrita sceneggiata? La restìa costanza nel riconoscersi antifascisti dei vertici può considerarsi al tempo stesso, in un circolo vizioso che non conosce inizio e non vede fine, forgia creatrice e utile necessità del doppio gioco giovanile?

Insomma, nulla è evidente e molto i vertici di Fratelli d’Italia devono chiarire, pensare di risolvere il tutto con l’eliminazione delle poche mele marce, fino a ieri fiori all’occhiello, e con le dimissioni di due, tre, quattro responsabili, oggettivamente indifendibili, è decisamente inaccettabile. Cambiando continente e campo del contendere e rimanendo nei confini dell’arte del trasecolare, stupisce la reazione preoccupata dei democratici americani di fronte alla performance del confuso e vecchio Joe Biden nel confronto, più vicini a una competizione per il potere nell’ospizio locale che per la guida del Paese che si pretende egemone nel mondo, contro il poco meno vecchio, il meno confuso e più arrogante Donald. Veramente dobbiamo credere che nulla di quanto emerso fosse ipotizzabile se non scontato? Davvero dobbiamo arrenderci al fatto che nessuno si fosse accorto nel campo democratico dell’inadeguatezza di oggi figuriamoci di domani dell’attuale presidente Biden? Davvero il cadere dalle nuvole deve essere considerato prerequisito della politica di ogni dove? Ma davvero davvero?

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