E se l’acqua del Servizio idrico integrato (Sii) che copre la provincia di Terni tornasse completamente in mano pubblica? Questa l’ipotesi che potrebbe compattare 30 comuni dei 32 componenti la parte societaria pubblica, in un tentativo di arginare il processo di totale privatizzazione del Sii.
Le prove generali in occasione dell’assemblea tenuta il 25 giugno nel corso della quale tutti i sindaci (tranne quelli di Terni e Polino) hanno tentato di far rinviare il voto sul bilancio 2019 con motivazioni particolarmente gravi, almeno a leggere la lettera che il sindaco di Ficulle, Gian Luigi Maravalle, ha inviato alla presidenza del Cda con l’implicita minaccia di ricorrere alla giustizia contabile se non addirittura di portare in Tribunale i libri del Sii.
La levata di scudi non ha sortito l’effetto voluto per il peso del voto di Terni (18% di azioni) al cui fianco “milita” la componente privata che si trova al 49. Altro significato potrebbe assumere dal punto di vista degli equilibri politici di tutto il territorio: anche Amelia, Narni e Orvieto sono con gli altri 27 “piccoli” e un tema come quello in discussione potrebbe avere inaspettate potenzialità mallevadrici di inedite alleanze sulla parola d’ordine “l’acqua torni in mano alla cittadinanza”… come avrebbe imposto il referendum del 2011. Tra l’altro un gestore capace di disperdere per strada la stessa quantità di acqua fatturata (13 milioni di metri cubi ogni anno) potrebbe risultare assai fragile davanti a contestazioni tecniche e giuridiche convinte e prolungate. Temi e strumenti attingibili anche nel Dossier della Camera dei Deputati leggibile qui. Ma c’è fermento anche nel dibattito politico generale sotteso ai vari decreti che il Governo Conte sta preparando per la fase del cosiddetto “rilancio” post Covid.
«Fermi tutti!», il bilancio 2019 contestato
Tornando all’assemblea di Terni il “fermi tutti!” di Maravalle è motivato da significative contraddizioni nei documenti di bilancio: il “dettaglio” in cui (al solito) si nasconde il diavolo è nelle incongruenze tra relazione al bilancio e nota integrativa, portata all’approvazione dell’assemblea. Scrive, tra l’altro, il sindaco di Ficulle: «Vi è una palese incongruenza tecnica relativa alla pretesa inesigibilità dei debiti pregressi e correnti verso i comuni e la rappresentazione a bilancio delle stesse partite: riportate a bilancio da una parte e dichiarate inesigibili nella nota integrativa. Ciò sembra apparire come un artifizio quanto meno ambiguo e contraddittorio in quanto, la dichiarata inesigibilità dei debiti verso i comuni, se così fosse, deve civilisticamente portare a uno stralcio dal bilancio stesso, altrimenti questo sembra essere non veritiero. È la nota integrativa che deve essere modificata. Di converso, il riconoscimento delle partite iscritte in bilancio come debiti verso i comuni rappresenta giuridicamente una posta contabile rappresentata nel conto del patrimonio e come tale deve essere regolarizzata quindi, sono debiti da pagare e non possono essere né compensati né differiti. In caso contrario significherebbe che la società SII non sarebbe più nelle condizioni di continuare la sua attività aziendale con tutte le relative conseguenze».
Acea egemone sugli apparati per tecnica e cultura
Sono le “alte quote” dell’apparato burocratico-dirigenziale a sostenere con forza questo processo di privatizzazione, per l’egemonia tecnico-culturale del socio privato Acea. Oltre ad essere un colosso europeo nel settore, detiene il 25% delle azioni Sii e vorrebbe acquistare Asm per salire al 43: operazione che ha come condizione ineliminabile l’alleggerimento dei debiti maturati (guarda caso!) proprio nei confronti dei Comuni soci.
Ad eccezione di quattro (Terni, Narni, Orvieto, Amelia) tutte municipalità di dimensioni così piccole (dai 226 abitanti di Polino ai 5055 di San Gemini) che subirebbero da tali scelte pesantissimi contraccolpi sul proprio bilancio. Nel frattempo l’Auri (Autorità umbra rifiuti e idrico) sta elaborando nuovi piani tariffari sul cui orientamento (più o meno favorevole alle utenze) per ora non è dato sapere.
Merce di scambio politico-finanziario
Cronache Umbre aveva aperto una finestra sul Sii in una prima mappa sul “pianeta acqua”, su quanta di questa risorsa pubblica scorra nelle vene dell’Umbria e su chi ne trae profitto. Per quello che riguarda Sii, tra l’altro, si scriveva: “È diventata merce di scambio politico-finanziario a causa del dissesto di bilancio che sta paralizzando l’azione amministrativa del Comune di Terni a guida leghista (sindaco Latini dal maggio 2019). L’interlocuzione protrattasi almeno per un anno è stata aperta per cedere Sii e tutto il suo patrimonio ad Acea (già azionista di riferimento con la controllata Umbriadue al 25% delle azioni): questa sborserebbe circa 11 milioni di euro per l’operazione, la cifra necessaria a ripianare il bilancio del comune capoluogo ed evitare lo scioglimento con il conseguente ritorno alle urne. All’operazione guardano con forte diffidenza pressoché tutti gli altri municipi che non sembrano propensi ad “auto-impiccarsi” concedendo il proprio assenso ad una vendita che non farebbe entrare denaro nelle loro casse, visto che quei milioni dovrebbero venire incamerati da Terni e immediatamente destinati per il ripiano del bilancio comunale del capoluogo. Insomma “cornuti e mazziati”, niente soldi e anche addio alla quota di patrimonio immobiliare in testa al Sii di cui comunque si possiedono azioni.
Mal di pancia nel Pd ternano
Nel frattempo il Partito democratico a Terni critica duramente proprio i sindaci di centro-sinistra che hanno eletto nel consiglio di amministrazione Paolo Silveri, già sindaco a Ferentillo ed ex segretario provinciale dello stesso Pd.
Sii, la mappa dei Comuni e le quote
I comuni (51%) e i soci privati (49%) di SII: Acquasparta, Alviano, Amelia (3%), Arrone, Attigliano, Avigliano Umbro, Ferentillo, Giove, Guardea, Lugnano in Teverina, Montecastrilli, Montecchio, Montefranco, Narni (5%), Penna in Teverina, Polino, San Gemini, Stroncone, Terni (18%), Allerona, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Fabro, Ficulle, Montegabbione, Monteleone d’Orvieto, Orvieto (5,8%), Parrano, Porano, Calvi dell’Umbria, Otricoli. Umbriadue (gruppo Acea, 25%), Asm 18%, Aman 6%.