Ora che ci troviamo nel vortice; ora che l’Umbria o almeno un pezzo di essa diventerà con tutta probabilità zona rossa a causa di un numero di contagi da covid non riscontrabile al momento in alcuna altra zona d’Italia, fatta eccezione forse per l’Alto Adige e la provincia di Chieti; ora che i malati dall’ospedale di Perugia saturo vanno a saturare gli altri ospedali della regione, e però c’è un ospedale da campo inaugurato in pompa magna un mese fa alla presenza del “super consulente” Bertolaso che rimane vuoto; ora che abbiamo il 50 per cento delle terapie intensive in regione occupate da malati covid; ora che dopo tre giorni di bizantinismi si sono chiuse le scuole in decine di comuni ma si sono mantenute aperte tutte le altre attività. Ora che sta succedendo tutto questo sarebbe facile prendersela con i vertici della Regione. Ma come tutte le cose facili, sarebbe anche almeno in parte fuorviante. Perché dentro questa pandemia c’entrano un virus sconosciuto, spinte di lobby non sempre limpide, vaccini dati per certi che non arrivano, comportamenti individuali sbagliati, e molto altro ancora. C’entra un sacco di roba, insomma, anche se vista la situazione è forte la tentazione di gridare al “regime degli incapaci”.
Però, anche a voler rifuggire dalle scorciatoie, i vertici della Regione, cui è demandata la gestione della sanità, un po’ di chiarezza dovrebbero farla. Le dichiarazioni pubbliche sono improntate da un anno a un ottimismo da facciata di cartapesta. In estate è stata fatta una campagna acchiappa-turisti che ha funzionato, dal punto di vista del turismo, assai meno da quello sanitario. E oggi la facciata di cartapesta sta venendo giù, purtroppo con conseguenze su tutta la popolazione. Nel frattempo, dietro l’ottimismo di facciata, si è proceduto al cambio del commissario straordinario per l’emergenza passando da Antonio Onnis a Massimo D’Angelo, e si è chiamato un super consulente (Bertolaso) di cui dopo qualche giorno sotto i riflettori non si è saputo più niente salvo che sarebbe andato in Lombardia a gestire la campagna di vaccinazioni. Da ultimo Fratelli d’Italia, costola destra della maggioranza, fiutando l’aria, ha affondato il coltello delle critiche proprio a partire dall’emergenza virus gestita male, smarcandosi dalla presidente e dall’assessore alla Sanità venuto dal nord e rivendicando maggiore collegialità nelle decisioni.
Che cosa succede? Hanno diritto gli umbri di essere trattati da persone adulte? Cosa sta andando storto (perché è evidente che più di qualcosa non sta funzionando)? È ammissibile che mentre le persone comuni stanno pagando una situazione indicibile in termini di condizioni generali di vita quotidiana, un assessore alle Infrastrutture si giustifichi sostenendo che per l’ospedale da campo ancora vuoto c’è un’impresa che pagherà le penali previste dal contratto? Il tempo delle monarchie paternaliste è finito da un po’, quello delle democrazie impapocchiate mostra la corda. Il virus non è una questione di schieramenti, però avvicendamenti così clamorosi e malumori interni alla maggioranza così macroscopici si sono registrati solo in Lombardia, dove la situazione è tra le più pesanti d’Europa. E l’Umbria un tempo covid free ora gli va somigliando sempre più, alla Lombardia. La Giunta, quella dell’Umbria, dov’è?