Ci sono 82 bambini e ragazzi tra le 193 persone distribuite nei 55 nuclei familiari attualmente supportati da Perugia solidale. Un’incidenza che dà la dimensione di come la crisi che già era in corso ed è stata amplificata dalla pandemia stia colpendo persone giovani e giovanissime. Perugia solidale da un anno ha attivato una rete di solidarietà che offre aiuto materiale e consulenza per chi si trova in difficoltà, e nei giorni scorsi ha pubblicato un aggiornamento della «inchiesta sociale» che sta conducendo attraverso la somministrazione di questionari all’utenza che le si rivolge. I numeri riportati sopra rientrano nell’ultimo rapporto, e sono stati citati da Perugia solidale per testimoniare come la didattica a distanza abbia messo in difficoltà famiglie già molto provate dalla crisi da pandemia.
Nel 43 per cento dei nuclei seguiti, le entrate sono venute meno in seguito alla perdita del lavoro nell’ultimo anno; il restante 57 per cento, pur disponendo di «un impiego più o meno stabile», non riesce a far fronte del tutto alle spese ed è spesso sotto minaccia di sfratto da parte del proprietario dell’immobile in cui vive. La scorsa estate la Regione ha emesso un bando per il sostegno al pagamento dell’affitto, «abbiamo aiutato singoli e famiglie in questa macchinosa richiesta – fanno sapere da Perugia solidale – ma solo il 7,2 per cento è riuscito ad ottenere un posto in graduatoria», e a distanza di mesi i soldi non sono stati ancora liquidati «mentre i debiti continuano ad aumentare». Si tratta di vicissitudini che riguardano anche chi vive in un alloggio di edilizia pubblica, e in questi casi ad esse si aggiungono «problemi strutturali e disservizi enormi».
Il lavoro di Perugia solidale è prezioso per diversi motivi, ed è forse il caso di cominciarci a ragionare seriamente. In prima battuta è una risposta dal basso a bisogni emergenti che le istituzioni – rallentate pesantemente da burocrazie che per definizione sono miopi, quando non del tutto cieche – non riescono a fornire con tempestività. Un elemento questo – e siamo al secondo punto – che metterebbe al centro dell’agenda la necessità di un nuovo welfare innovativo e partecipato. Usiamo il condizionale poiché il lavoro di Perugia solidale rimane avulso alle istituzioni, nonostante queste abbiano in questi mesi fruito della supplenza dei tanti gruppi che si sono attivati in senso mutualistico. Infine, e siamo al terzo elemento, quelle di Perugia solidale sono antenne che captano i gangli della società, le sue sofferenze reali còlte in tempo reale; e pure in questo caso ci troviamo di fronte alla supplenza di un lavoro che dovrebbe essere svolto, per statuto, da un altrove la cui latitanza rende improcastinabile una riflessione profonda sui servizi sociali (e non solo) in questi tempi inediti. Solo che nessuno pare in grado di farla seriamente.
Anche per questo Perugia solidale si è resa protagonista dell’appello che, insieme ad altre realtà, chiama a una manifestazione (sabato 27 marzo, alle 15 in piazza Italia, a Perugia) per il diritto alla salute garantito da una sanità pubblica che sia degna di questo nome.