Il sindaco di Terni ha fatto sapere ai mezzi d’informazione che il Comune ha presentato alla Regione ventitré progetti, da includere nel programma regionale che la Giunta regionale proporrà al Governo italiano per l’inserimento nel PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che potrebbe contare su circa 200 miliardi di fondi europei, sui 750 previsti per il Next Generation Eu. Sembrerebbe una buona notizia, visto che dalla ipotetica realizzazione di tali progetti il sindaco si aspetta di cogliere «un’occasione straordinaria, per una vera e propria ricostruzione su basi innovative dell’economia e dell’immagine stessa della nostra città, che sta soffrendo, come tutto il Paese, per gli effetti della pandemia, oltre che per le sue crisi strutturali». Il problema è che non sappiamo assolutamente se potrà essere così, per il semplice ed incredibile fatto che questo pacchetto di progetti, di cui è ignota la cornice strategica e la visione di città se non per la generica «Terni verde, intelligente, dinamica, innovativa e attrattiva», non è stato partecipato e discusso con nessuna delle componenti sociali, culturali ed economiche della città, cui si vorrebbe «cambiare il volto».
Un programma di trasformazione non solo materiale ma culturale della città che faccia leva non tanto su nuovo cemento, quanto su nuove competenze, consapevolezze diffuse, servizi avanzati, obiettivi realmente coerenti con le grandi scelte europee di modernizzazione e coesione sociale, dovrebbe investire e maturare all’interno della comunità cui è rivolto, se vuole avere una capacità “trasformativa” della realtà attuale; inoltre, dovrebbe avere una stella polare nitida come la sostenibilità ambientale e climatica, economica e sociale, puntando su modelli di governance capaci di far leva sulla partecipazione, sulla condivisione e responsabilizzazione del corpo sociale. Nulla di tutto questo in un pacchetto di progetti, con pretese di strategicità pensato e gestito come una ordinaria pratica burocratica: un compitino per gli uffici comunali. La città, destinataria di tanta novità, non s’impicci; la sua crescita culturale ed unità sostanziale attorno ad una nuova visione del suo futuro è qualcosa che non interessa perché non la si condivide e forse non la si comprende.
Dai 23 progetti, a quanto appare dalla stampa, nulla si dice sul rilancio di «un ruolo territoriale di Terni», nella dimensione del «Sistema locale intermedio» che, secondo la classificazione dell’Istat, raccoglie ed aggrega in una “comunità allargata” 18 Comuni, con Terni polo di attrazione, e 180 mila abitanti. Quale ruolo di questa “città arcipelago” più grande nel contesto umbro e del centro Italia? Nessuna risposta. Nulla si dice in termini di obiettivi e strumenti concreti, sulla decarbonizzazione delle attività produttive e del funzionamento stesso della città (mobilità, produzione di energia, tipologie di consumi ed uso razionale dell’energia); eppure al 2030, entro dieci anni appena, occorrerebbe tagliare il 55 per cento delle emissioni ternane di CO2, ovvero circa 500.000 tonnellate/anno; come, dove, chi? Nessuna traccia di tutto questo, di un programma di transizione che impegni imprese e mondo del lavoro, pubblica amministrazione e famiglie. Sulla scelta fondamentale della digitalizzazione che è fatta di infrastrutture avanzate per la connettività, di banda larga ed ultra larga, di 5G, di Big data anche locali, d’intelligenza artificiale, nessun cenno, come per la sorte di un progetto territoriale da rilanciare come quello della Smart city che invece è rimasto nei cassetti.
Siamo tuttora dentro una emergenza sanitaria spaventosa che non colpisce solo chi si può ammalare di Covid, ma anche e duramente le persone afflitte da altre patologie che non trovano risposte nel Sistema sanitario stressato dalla pandemia; nel piano ternano di “recovery” cosa si pensa di fare per medicina territoriale e relativa governance, nuovo ospedale, innovazione tecnologica nel settore? Nessuna indicazione o riposta. Si potrebbe continuare, ma forse non servirebbe. I contorni di una grande occasione perduta sono chiari. Il sindaco ha ringraziato i funzionari comunali per il loro impegno: spettava certamente loro; non ha potuto ringraziare per la collaborazione nessun altro in città. Così Terni si appresta a “cambiare volto” …. a sua insaputa.