Temi

Comunali, il tonfo della Lega

 

Il partito di Salvini in Umbria ha perso quindicimila voti rispetto a due anni fa solo nei tre comuni più popolosi andati al voto domenica. Il tutto al termine di un biennio in cui nelle giunte di destra appena elette è successo di tutto

C’è uno schieramento, la sinistra (con o senza centro davanti, fate voi), che con 9.433 voti può dire di aver vinto le elezioni nella maggior parte dei dodici comuni dell’Umbria che erano chiamati al voto domenica e lunedì scorsi. C’è l’altro pezzo di schieramento politico, la destra, che con 13.081 voti, le elezioni è riuscito a perderle perché ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare, non solo in termini di alleanze e/o divisioni, ma in termini di progetto, che è quello che ci interessa di più, qui a Cronache umbre. Questo ci proponiamo di illustrare con questo articolo. I dati completi li trovate qui.

Le geografie politiche non ci appassionano granché. Destra e sinistra sono diventati concetti difficili da far digerire a chi è nato e cresciuto al di qua del Novecento. E non di rado, destra e sinistra sono schieramenti di campo dietro ai quali ci si trincera per non affrontare la sostanza delle questioni. Come avranno capito quelli che ci seguono, ci piace affrontare i problemi reali e scegliere la soluzione che sia la migliore possibile per il più alto numero di persone, che a dirla così sembra facile, invece nasconde un radicalismo anche piuttosto sofisticato.

Detto tutto questo però, lo scorso fine settimana ci sono state le elezioni comunali anche in Umbria, e non si può prescinderne del tutto, perché comunque il voto indica delle tendenze, nel nostro caso anche piuttosto clamorose. E lì, chi si affronta, al di là del sempre più frequente ricorso al civismo, sono destra e sinistra, e di questo ci tocca parlare per capire com’è andata.

Quindi: com’è andata? A livello prettamente numerico, si può dire che tra i dodici comuni dell’Umbria che andavano al voto, la sinistra, nelle sue diverse sfumature, ha già vinto al primo turno ad Assisi, si è riconfermata in maniera schiacciante a Parrano, e ha eletto i suoi candidati a Bevagna, Avigliano e Montecastrilli; saranno due persone afferenti al campo della sinistra a sfidarsi al ballottaggio per la sindacatura di Città di Castello. La destra si è aggiudicata invece Amelia, Nocera, Castelgiorgio, Otricoli e Bettona. Infine, destra e sinistra si sfideranno per eleggere il sindaco di Spoleto.

In senso assoluto, dunque, sarebbe una sorta di pareggio, in attesa di vedere come andrà a Spoleto tra due settimane. C’è da rilevare però che Assisi e Città di Castello – dove la sinistra ha vinto o si sfìderà al suo interno per farlo tra due settimane – e Spoleto, dove invece al ballottaggio andranno destra e sinistra, sono municipi che hanno un peso specifico diverso rispetto agli altri, essendo abitati da un numero di residenti tra i 30 e i 40 mila; degli altri centri il più popoloso è Amelia con 11 mila abitanti.

Messa così, insomma, avrebbe già vinto la sinistra (con o senza il prefisso centro, davanti, ognuno faccia come vuole). Già, ma i partiti? A guardare il numero di voti incamerato dai principali partiti nei tre comuni più importanti, c’è la prima sorpresa. Perché Pd e M5S, che hanno sostenuto candidati vincenti o che andranno al ballottaggio ad Assisi, Città di Castello e Spoleto, hanno ottenuto complessivamente 9.433 voti in questi tre centri. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia invece, le varie anime della destra sconfitta, insieme hanno collezionato invece 13.081 preferenze.

I numeri dicono insomma che, al di là di divisioni che hanno sicuramente pesato (ma ci sono state sia di qua che di là), la sinistra ha vinto grazie ai civici. Perché il Pd, ad esempio, uscito come un Lazzaro resuscitato da questa tornata, ha raccolto il più basso numero di consensi nei tre comuni più popolosi al voto da cinque anni a questa parte: alle comunali del 2016 le liste del Pd vennero votate da 15.013 elettori ad Assisi, Spoleto e Città di Castello, alle Regionali del post inchiesta sanità i consensi furono 14.012 in questi stessi tre comuni: l’altroieri sono stati poco più di novemila e hanno consentito di vincere.

La destra invece, nei tre comuni oggetto della nostra analisi, è passata dagli 11.723 voti del 2016 ai 13.081 dell’altroieri. Un aumento trainato da Fratelli d’Italia, formazione passata da 2.691 a 5.457, mentre Lega e Forza Italia sono rimaste sostanzialmente stabili. Quello che però colpisce è l’emorragia di consensi se si considerano le elezioni regionali di appena due anni fa: nell’ottobre 2019 la destra conquistò ben 28.144 voti nei tre municipi, più del doppio rispetto all’altroieri. La Lega da sola se ne aggiudicò 20.866, che confrontati coi 5.017 di domenica scorsa, dovrebbero suonare come un’orchestra d’allarme – più che un campanello – per la giunta che governa la regione, essendo il recupero di Fratelli d’Italia del tutto inadeguato a coprire la vastità del cratere generato dalla fuga degli elettori leghisti.

A giudicare da come si sono mossi a Spoleto, la città portata in mano al commissario dopo l’auto-capovolgimento della giunta di destra che aveva vinto le elezioni appena due anni prima, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, non paiono sentirla, l’orchestra che sta suonando l’allarme. Nella città del Duomo i tre partiti si sono presentati ognuno con un candidato diverso alle comunali, un record. Né va meglio in altri comuni, come Terni, o in Regione, dove tra rimpasti varati e annunciati, quelli alle spalle sono stati anni turbolenti e assai poco fruttuosi per i governi messi in campo da chi aveva strappato l’Umbria ai rossi e promesso la primavera perpetua.

Immagine di copertina da www.piqsels.com

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