Le battaglie di Sidney J. Holt
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Paciano, il “buen retiro” di Sidney J. Holt amico delle balene

 

Sidney J. Holt (Londra 1926 – Paciano 2019) è stato uno dei protagonisti di rilievo planetario che più si è impegnato nella salvaguardia delle grandi balene. La sua è una figura merita di venir meglio conosciuta, non solo per il suo impegno scientifico ed ecologico, accuratamente ricostruito dal Guardian ma anche per aver eletto l’Umbria a sua patria. E infatti a Paciano ha vissuto dal 2003, vicino alla sua ex-compagna e grande amica (di vita e di lotte) Leslie Busby, animatrice della vita culturale nel piccolo centro che guarda al Trasimeno diventato, grazie a loro, punto d’incontro di tante persone alla guida dei movimenti internazionali per la salvaguardia dell’ambiente. Per il secondo anniversario dalla scomparsa (22 dicembre) a Paciano si è ritrovato un manipolo di amici per commemorare lo scienziato e l’ambientalista in un evento organizzato dal presidente (Ivan Novelli), dal direttore (Giuseppe Onufrio) e Alessandro Gianni (direttore delle campagne) di Greenpeace Italia di cui Holt è stato un co-fondatore: insieme a loro Anna Rita Guarducci e Michele Giommini (del Coordinamento regionale Umbria Rifiuti Zero). In presenza e da remoto – hanno voluto ricordare Sidney Holt anche vari componenti (presenti e passati) dallo staff originale, del consiglio direttivo, già direttori e presidenti dell’associazione ambientalista. Sono intervenuti anche il sindaco di Paciano, Riccardo Bardelli e, con un video messaggio, Giuseppe Notarbartolo di Sciara, biologo e conservazionista, esperto di cetacei, razze e squali, co-fondatore del Tethys Research Institute a Milano. Ognuno ha offerto un ricordo legato a Sidney Holt delineando, per i pochi che non lo conoscevano, il profilo di un professionista appassionato, preparato, determinato, che per primo e con successo è riuscito a porre un freno alla caccia dei cetacei, e dotato di una memoria di ferro che più volte gli era servita per mettere in difficoltà i nemici delle sue amate grandi balene. L’atmosfera suscitata dai racconti dei presenti e degli amici collegati ha contribuito a completare il quadro esistenziale di una persona che sapeva essere anche leggera e amabile. Una grande perdita che rimarrà nel cuore degli amici e dei cari, ma anche un esempio per tutti i militanti ambientalisti che lo hanno conosciuto o che leggeranno della sua equazione di Beverton e Holt, determinante nella definizione scientifica dei limiti che decine di paesi hanno posto allo sfruttamento delle risorse ittiche negli oceani.

Gli amici di Sidney J. Holt a Paciano per ricordarlo
Gli amici di Sidney J. Holt riuniti a Paciano nel dicembre 2021 per ricordarlo

Quello che segue è un testo che Leslie Busby ha accettato di scrivere per Cronache Umbre.

C’è molto da dire sulla vita lunga e produttiva di Sidney Holt. Ma nel contesto della commemorazione svolta da Greenpeace Italia a Paciano prima di Natale è importante sottolineare quell’aspetto che ha definito la seconda metà della sua vita – il suo profondo coinvolgimento con il mondo delle Ong (Greenpeace e altre) e dell’attivismo ambientale. Sidney è stato un matematico e biologo di altissimo livello, oltre che un funzionario pubblico: prima del governo britannico e poi per molti anni per l’Onu e le sue agenzie, prima fra tutte la Fao. Attraverso quell’esperienza ha affinato non solo le sue capacità scientifiche, ma anche le sue capacità di negoziatore tenace che lo avrebbero reso una forza trainante negli organismi di regolamentazione internazionali come l’International whaling commission (Iwc), o nella traduzione italiana, Commissione baleniera internazionale (Cbi). Ma vedeva anche i suoi sforzi come scienziato, specialmente nella Cbi, continuamente ostacolati dalla mancanza di azione dei governi, troppo spesso in balia degli interessi dell’industria baleniera. Questa ebbe il suo apice negli anni ’60, quando Sidney fu coinvolto per la prima volta: la caccia alle balene – un’industria crudele e rapace portata avanti da numerosi paesi – stava uccidendo su vasta scala questi grandi mammiferi marini in tutti i mari del mondo, principalmente per il mercato globale dei grassi commestibili, ma anche per la carne, oltre che per molte lavorazioni industriali. Una pratica che ha portato molte popolazioni sull’orlo dell’estinzione, resistendo a qualsiasi tentativo di regolamentazione internazionale.

Sidney e suoi alleati scientifici sono stati in grado di fare la differenza in alcuni casi – quasi certamente, ad esempio, salvando dall’estinzione la magnifica balenottera azzurra, il più grande animale mai esistito sulla terra – ma non nella scala o con la velocità che speravano e che credevano fosse necessario. Questo è stato uno dei motivi principali per cui quando la consapevolezza pubblica della difficile situazione delle balene iniziò a crescere nei primi anni settanta, al punto di diventare per il nuovo e fiorente movimento ambientalista un potente simbolo della distruttività dell’umanità nei confronti del mondo naturale, Sidney è stato ricettivo a ciò che i giovani attivisti volevano ottenere e ha iniziato a dare una mano. Il suo buon amico, un altro famoso biologo, Roger Payne, scrisse in seguito del coraggio di Sidney, come scienziato, di allearsi con la causa ambiental, in un momento in cui gli scienziati non osavano superare il grande divario tra il loro mondo e quello delle Ong per paura di macchiare per sempre la loro reputazione. Ma Sidney si rese conto che combinando questi mondi – il rigore della scienza, il potere della pressione pubblica e – il terzo elemento, un’abile opera di advocacy a livello politico – si potevano ottenere finalmente risultati reali e significativi. Ha condiviso questa convinzione con David McTaggart, il canadese che ha riunito le diverse entità nazionali di Greenpeace in un’unica entità coordinata a livello centrale, Greenpeace International. David è stato anche residente a Paciano nei suoi ultimi anni. Questa strategia alla fine ha aiutato a cambiare le cose per le balene, culminando in due importanti decisioni prese dagli stati membri della Cbi: una moratoria sulla caccia commerciale alle balene, e la dichiarazione delle acque intorno all’Antartide “santuario internazionale delle balene”.

Sidney e David avevano un immenso rispetto reciproco, nonostante i loro occasionali scontri (amichevoli) e competitività. Sono rimasti amici stretti da quando si sono conosciuti negli anni ottanta. Sidney è stato coinvolto da vicino con Greenpeace, convincendo l’organizzazione a occuparsi della questione della pesca eccessiva, e dando consigli alle campagne contro la caccia alle balene e per la protezione dell’Antartico dall’estrazione di minerali, che nei primi anni ottanta era una prospettiva imminente. Ha anche sostenuto David quando, in qualità di presidente internazionale, decise che era giunto il momento per Greenpeace di evolversi e di crescere ben oltre le sue radici principalmente anglosassoni e trasferirsi in altre parti del mondo dove i problemi ambientali erano altrettanto gravi, se non di più, ma dove le tattiche in stile Greenpeace erano qualcosa di nuovo e sgradito. David ha spinto Greenpeace in tre direzioni, a est (Unione Sovietica), in America Latina e nel Mediterraneo, scegliendo l’Italia come base non solo per un nuovo ufficio nazionale ma anche per il proprio ufficio di presidente del consiglio internazionale. Sidney è stato uno dei soci fondatori dell’ufficio italiano e per molti anni ha partecipato alle varie riunioni di consiglio e di campagna per dare una mano al nascente ufficio.

Sidney ha scritto un libro, un misto fra autobiografia e storia del Cbi e della lunga campagna per salvare le balene. Purtroppo non è stato possibile pubblicarlo prima della sua morte nel 2019, ma stiamo lavorando per avere una pubblicazione postuma all’inizio del 2022. La storia che racconta è lunga, ma credeva fermamente che fosse una storia che dovesse essere raccontata perché pensava che ci fossero lezioni importanti da impartire agli attivisti ambientali di oggi. Il volume si chiude così:«In tutto ciò che ho raccontato qui, vedo molti paralleli importanti tra la lunga e difficile campagna per porre fine alla caccia alle balene e quella che in realtà ha appena iniziato a frenare e invertire il cambiamento climatico causato dall’uomo. Entrambi i problemi sono globali e colpiscono, in modi diversi, persone di tutte le nazioni, di tutte le etnie, religioni e affiliazioni politiche o ideologiche. Stanno coinvolgendo scienziati (non tutti climatologi), matematici e statistici, avvocati e legislatori, uomini d’affari e impiegati e lavoratori, Ong e governi, seguaci e sostenitori delle religioni e filosofi. Il movimento “Save the Whale” è cresciuto per un po’ in un movimento di massa. Ma era più di questo. È stato un movimento celebrativo, un enorme sforzo di molte persone per preservare qualcosa di prezioso: non la caccia alle balene, ma le balene e, per estensione, il mondo naturale. Tutti quelli che oggi lottano per frenare i cambiamenti climatici possono imparare dalla storia di chi ha lottato per le balene? L’umanità è in grado di agire insieme, umanamente ed efficacemente? A volte penso di no, che ci estingueremo come i dinosauri. Poi ricordo un altro pezzo meraviglioso della scienza biologica: i dinosauri cretacei (per lo più piccoli, leggeri, veloci corridori, predatori) non si estinsero; sono diventati uccelli. C’è speranza».

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