Manifestazione delle "Donne in nero" a Perugia
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Dobbiamo ringraziare le “Donne in nero”

 

Un grazie di cuore alle “Donne in nero” che, nel cuore di Perugia, testimoniano ogni venerdì pomeriggio (alle 18.30) la loro avversione alla guerra. Lo fanno mettendosi in gioco con la loro presenza fisica nello spazio storicamente dedicato, oltre che al passeggio, anche alle manifestazioni politiche: piazza della Repubblica da decenni ospita le iniziative che la società civile e l’associazionismo riescono ancora a promuovere in una città che appare anestetizzata e ripiegata su se stessa dopo essere stata culla di iniziative determinanti per la crescita del movimento pacifista italiano.

«Alziamo la voce della ragione sulle armi e sull’orrore». «Art.11: l’Italia ripudia la guerra». «Per una società della cura e della pace», si legge nei cartelli la cui forma rappresenta la Mano di Fatima, così come decisero le donne israeliane e palestinesi (iniziatrici di questa pratica) nel loro primo presidio. Frasi che richiamano la responsabilità di ogni persona a non far spegnere nel cicaleccio estivo l’attenzione su quello che sta accadendo in Ucraina, in Afghanistan, nel Sahel e in ogni realtà dove parlano le armi invece che la ragione.

Quello delle “Donne in nero” è un segnale tanto tenace quanto flebile che meriterebbe appoggi più numerosi e convinti da parte della cittadinanza: è pur vero che il movimento è partito da nove donne israeliane che nel 1988, allo scoppio della prima “intifada, protestavano, ferme e in silenzio, contro l’occupazione della Palestina da parte di Israele. Una forma di opposizione che, secondo quanto si legge in wikipedia, continua tuttora in quattro località israeliane.

37 anni e decine di guerre dopo, dal 25 marzo scorso sono di nuovo in piazza nel capoluogo di regione per dire «no a tutte le guerre e le aggressioni che soffocano e impediscono condizioni identitarie e di libertà di popoli e stati»: questo si legge nel volantino distribuito a chi passa davanti alle “Donne in nero” convinte che solo il dialogo e la diplomazia promuovano la pace.

Attive a Perugia dal 1991, le “Donne in nero”, senza farsi intimidire dall’esiguità del loro numero hanno marcato la loro presenza silenziosa contro ogni conflitto armato, la mafia e la sperimentazione nucleare. Anche per questo si riferiscono all’articolo 11 della Costituzione italiana che toglie legittimità a qualsiasi intervento armato che non abbia l’avvallo delle Nazioni Unite. Il loro numero ridotto (le uscite registrano da sette a una ventina di presenze) non costituisce motivo di scoraggiamento e tanto meno penalizza la rilevanza della richiesta di pace.

Si può considerare perfettamente coerente con la costanza di questa forma di mobilitazione: replicata ogni settimana alla stessa ora diventa una vera e propria testimonianza di fede nella componente pacifica dell’essere umano. E la fisicità della presenza diventa la certificazione sull’indispensabilità di questa istanza. Del resto le nove promotrici iniziali sono diventate quasi 10mila sparse per tutto il pianeta: donne in piedi, in rigoroso silenzio ad ammonire che ci si può opporre anche così alle ingiustizie, alle guerre, al militarismo.

Nella foto, le “Donne in nero” in piazza della Repubblica, a Perugia, il 19 agosto 2022

6 commenti su “Dobbiamo ringraziare le “Donne in nero”

  1. Grazie per l’articolo che ha dedicato alle Donne in Nero di Perugia. Un piccolo appunto, però, le scritte sono su un cartoncino nero che rappresenta la Mano di Fatima (non un albero) questo perché così decisero le donne israeliane e palestinesi nel loro primo presidio.

  2. si am sbaglio o non si parla di GENOCIDIO? perche questa in palestina non è uan classica guerra fra due o piu eserciti MA GENOCIDIO vogliamo chiamare le cose con il loro nome? magari sono cieca ho letto male ciò che c è scritto??

    1. Gentilissima Antonella, leggo solo ora il suo “appunto”… Le faccio presente che l’articolo è stato pubblicato il 20 agosto del 2022: quindici mesi prima dello scatenamento della guerra a Gaza.
      Un saluto cordiale
      Andrea Chioini

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